Verdi Giuseppe
Simon Boccanegra
Questa produzione fu uno dei miei primi acquisti in formato DVD. Secondo il mio modesto parere ritengo che Simon Boccanegra è un capolavoro allo stesso livello dell’Otello o di Falfstaff,
Qui, ognuno dei personaggi principali offre un’esibizione coinvolgente e meravigliosa, e le critiche che si possono fare alle produzioni MET riguardo alla mancanza di credibilità, si perdono per strada. Il regista Giancarlo Del
Monaco sa fare il suo lavoro presentando una Genova rinascimentale completamente credibile e sontuosa. Purtroppo oggigiorno, cari lettrici e lettori, è consuetudine, per totale mancanza di rispetto dei vari compositori, assistere a rappresentazioni folli e ridicole. Un piccolo esempio riguardo al MET: un Macbeth interpretato dalla Netrebko con un abito moderno e con relativo papillon, oppure un Lohengrin interpretato da Kaufmann dove il Santo Graal è collocato in una angusta casa di mattoni, dove Elsa e Lohengrin, in occasione della prima notte matrimoniale, si coricano su letti fatiscenti quasi da ospedale. Ditemi che senso ha? Purtroppo le nuove generazioni vedranno certi scempi ma questo non è certamente voler interpretare Verdi o Wagner, ma farli morire un’altra volta. Scusatemi per lo sfogo!
Veniamo ora a discorsi più seri. James Levine sul podio dell’Orchestra e Coro del MET dirige con scorrevolezza, delicato e poetico nelle scene tra Vladimir Chernov (Simon Boccanegra) e Kiri Te Kanawa ((Maria Amelia Boccanegra), maestoso e impeccabile nell’entrata di Robert Lloyd (senza dubbio il Fiesco più commovente che abbia mai visto).
Placido Domingo (Gabriele Adorno) sfida l’età e risulta essere un personaggio davvero credibile. Canta con un tono mezza voce incredibile nel primo duetto con la Te Kanawa e appare magnificamente virile in generale in tutta l’opera, con un leggero sforzo solo verso la fine.
La Kiri ha una voce pura e cristallina nel ruolo di Amelia e la sua bellezza è un punto importante per questo ruolo.
La scomparsa dalle scene di Vladimir Chernov dopo questa esibizione è, secondo me, incomprensibile. Probabilmente il suo ruolo essenzialmente da baritono è troppo esiguo per quest’opera, ma stando a questa registrazione mostra un’interpretazione profonda della vulnerabilità di Boccanegra. È un attore più sottile di Scherrill Milnes o del grande Piero Cappuccilli, anche se gli mancano i toni squillanti nella scena della Sala del Consiglio. Sfido chiunque a rimanere indifferente al duetto finale con Lloyd. Un’esibizione altamente raccomandata.
Video e audio eccezionali.
Un ultimo appunto: Non dimentichiamo che oltre a svolgere il direttore d’orchestra James Levine era anche direttore artistico e come video director c’era un supercollaudato Brian Large. Che dire di più!!!!
Buon ascolto.
Entrambi i cantanti sono interpretati al meglio in questa produzione diretta dal grande Sir Georg Solti specialista nelle opere verdiane e wagneriane.
La soprano Kiri Te Kanawa, nel ruolo di Maria/Amelia è la figlia perduta di Simon Boccanegra cresciuta dal nonno, il suo grande avversario politico. Con la sua proverbiale voce calda ed appassionata interpreta un personaggio davvero convincente: l’adorabile prima aria Come in quest’ora bruna è qualcosa di magnifico.
Alexandru Agache (Simon Boccanegra) è un baritono dalla voce bella e possente i cui messaggi di pace e di perdono convincono i suoi oppositori.
Il tenore Michael Sylvester nel ruolo di Gabriele Adorno recita e canta con passione gestendo bene le squillanti note alte.
Il baritono Alan Opie (Paolo Albiani) dà un buon ritratto, quello sperato da chiunque per il perfido Paolo, il falso amico di Simon Boccanegra che lo avvelena.
Roberto Scandiuzzi (Fiesco) è un basso baritono molto azzeccato per raffigurare il capo dei nemici di Simon Boccanegra e la grande aria Il Lacerato Spirito è un punto chiave dell’esibizione.
Vorrei elogiare il grande direttore ungherese Sir Georg Solti sul podio dell’Orchestra e Chorus Royal Opera House, Covent Garden per la sua conduzione ben equilibrata: vivace nelle scene d’azione, caldo senza essere eccessivo nei momenti più toccanti tra padre e figlia. Bravo!
La produzione del 1991 non ha la ricchezza di quella del 1995 del Metropolitan Opera, una versione più tradizionale sempre interpretata dalla Te Kanawa, dove
la scenografia e i costumi sono stupendi e che offre un canto e una recitazione alla pari del Covent Garden. Il Royal Opera è la maggior concorrente del Met. La scenografia di Elijah Moshinsky ricrea il mondo medievale di Genova con pochi elementi: uno scenario in bianco e nero richiama una vela (Simon era un famoso corsaro) con graffiti su un muro nero, il bianco rappresenta invece il palazzo di Fiesco. La scena della Sala del Consiglio raffigura il Doge con abiti sfarzosi mentre presiede l’incontro con il rivale, mentre le colonne sulla sinistra sono il portico del Palazzo del Doge. La direzione video di Brian Large è efficiente, dirotta l’attenzione sulla narrazione e, anche se maggiori riprese dell’intera scenografia sarebbero state ben accettate. Non rappresenta comunque un intralcio per chi guarda. I primi piani sono gestiti con cura senza obbligare lo spettatore a guardare la gola dei cantanti e non sono presenti mai elementi di disturbo che sono prova di distrazione.
Audio e video eccellenti. Personalmente prediligo la versione del Met, soprattutto per la ricca scenografia ma comunque sia questa incisione è di tutto rispetto e sarebbe doveroso, secondo il mio modesto parere, collocarla nella vostra collezione.
Ultraraccomandato.
Concludendo c’è l’imbarazzo della scelta.