George Bizet

L’Arlesienne Suites 1&2 – Carmen Suite

Non è la versione più nuova di questi pezzi stupendi e spesso tralasciati, ma questa registrazione merita la vostra attenzione. Bizet non è Beethoven, ma queste melodie sono incantevoli. La registrazione della suite di Carmen risale al 1983 mentre le altre sono state effettuate nel 1985. L’audio in DDD è splendido.

L’Arlésienne Suites 1&2 – Carmen Suite

All’indomani della prima della sua opera comica Djamileh (22 maggio 1872), Bizet ricevette da Léon Carvalho, direttore del Teatro del Vaudeville (e già direttore del Teatro Lirico) l’incarico di scrivere una musica di scena per il “dramma rustico”, di Alphonse Daudet, L’Arlésienne. Il giovane Frédéri, contadino della Camargue, ama una Arlesiana che non comparirà mai sulla scena.
Venuto a conoscenza che essa non è degna di lui, non saprà vincere la disperazione e si precipiterà dall’alto nel granaio della sua fattoria. Già all’inizio di settembre Bizet termina la partitura e la prima è anticipata al primo ottobre. La critica, essenzialmente teatrale, stronca la composizione e non comprende questa musica eseguita soltanto da ventisei musicisti. Bizet si affretta allora a riunire le pagine più belle e significative della sua partitura e, trascrittele per grande orchestra, ne fa una Suite che, eseguita sotto la direzione di Jules Pasdeloup, a partire dal 10 novembre 1872, riscuote successi trionfali.
Nel 1879 quattro anni dopo la morte di Bizet, Ernest Guiraud appronta una Seconda Suite.

Suite n. 1

La prima parte del Preludio è costituito da un tema con variazioni sulla Marche des Rois, melodia di un canto di Natale avignonese del 18o secolo, le cui parole sono attribuite al re René. La musica è quella della Marche de Turenne, attribuita a Lulli.
La seconda parte, di carattere drammatico, è divisa tra l’ammirevole frase del sassofono che evoca l’Innocent-il fratello minore di Frédéri, che si risveglia poco a poco alla lucidità e cesserà per questo motivo di essere il portafortuna della casa, e lo sviluppo del tema di Frédéri, una pagina caratteristica del genio drammatico di Bizet che già si annuncia nell’Ouverture de La coupe du Roi de Thulé (1868). Il Minuetto è senza rapporto diretto con l’azione. Il grazioso ritardo della conclusione è stato aggiunto da Bizet appositamente per la Suite. Gustav Mahler avrebbe tenuto conto dell’Adagetto de L’Arlésienne al momento di comporre quello della 5a Sinfonia. A teatro l’Adagetto accompagna il rinnovato incontro dei due vecchi, il pastore Balthazar e madre Renaud, che si erano amati ma che il senso del dovere aveva tenuti separati.
Il Carillon che annuncia gioiosamente la festa di Saint-Eloi e il fidanzamento di Frédéri e Vivette (la fanciulla con la quale Frédéri spera di esorcizzare la sua passione per l’Arlesiana) è seguito dall’Andantino che sottolinea l’arrivo di madre Renaud e si ricollega a un tipo di frase caro a Bizet (vedi la Sérénade de La Jolie Fille de Perth).
Infine, dopo un poetico episodio di transizione risuona di nuovo il Carillon.

Suite n. 2

Guiraud ha ripreso la Pastorale, introducendo la scena dello stagno di Vaccarès, “evocazione di un paesaggio vasto e luminoso, dove si evapora la calura del giorno” (Louis Laloy). Dal Coro che segue Guiraud ha tratto la parte centrale, orchestrandone le parti vocali. Otto battute di transizione (di Guiraud) reintroducono quindi l’ampia perorazione della prima parte.
L’Intermezzo introduce la scena del consiglio di famiglia dove si affermano le
tradizioni d’onore della fattoria del Castellet, questa scena termina con il ristabilirsi dell’armonia familiare e con il progetto d’unione di Frédéri e Vivette. Il tono un po’ magniloquente dell’introduzione musicale traduce questa solida tradizione del nucleo familiare di campagna, mentre nella lunga frase si esprime il tenero amore di Vivette.

Herbert von Karajan

Bizet aveva riservato per l’abbassarsi del sipario la ripresa abbreviata del tema di Vivette. Il Menuet è estraneo alla partitura de L’Arlésienne. Poiché l’impiego di flauto e arpa, caro a Bizet, in un movimento moderato poteva essere interpretato in senso pastorale, Guiraud utilizzò il duo del Duca di Rothsay e della zingara Mab nel 3o atto de La Jolie Fille de Perth che si svolge in un castello scozzese! Il contrappunto del sassofono nella ripresa è ispirato alle parti vocali. Tutte le idee con cui è costruita la Farandole si trovano nella partitura di Bizet, all’inizio dell’ultima scena: l’alternarsi della Marche des Rois e della Farandole, il trattamento a canone della Marche, la sovrapposizione della Farandole e della Marche in modo maggiore.
Li Chivau Frus, a cui s’è ispirato Bizet non è una vera farandole (è sempre in 6/8 anziché in 2/4), ma è una delle melodie della festa del Corpus Domini a Aix, una danza d’uomini ballata reggendo la testa d’un cavallo di cartapesta.

Carmen, Preludio e entrata dell’atto secondo, terzo e quarto

Il Preludio di Carmen è anch’esso diviso in due parti; l’una ha un tono pittoresco: la marcia della corrida che incornicia il tema del Toreador; l’altra è di carattere drammatico: lo sviluppo del tema di Carmen o dell’amore fatale. L’Entr’ acte dell’atto secondo è un incantevole divertimento sulla marcia dei dragoni d’Alcalà, che José canterà quando va a raggiungere Carmen da Lillas Pastia. L’Entr’acte del terzo atto sarebbe stato scritto per L’Arlésienne. È una specie di notturno, e risuona prima che il sipario si levi su un paesaggio rischiarato dai primi albori.
Per lo slancio lirico della melodia questa pagina è di un raro potere emotivo. L’Entr’acte del quarto atto, il solo veramente spagnolo, è lontanamente ispirato ad un “polo” di Manuel Garcia.

Michel Poupet
(Traduzione: Adriano Cremonese)

L’Arlésienne

Alphonse Daudet, letterato di larga fama e noto soprattutto per i suoi romanzi sulle avventure di Tartarin di Tarascona, pensò di scrivere nel 1869 per il Théàtre de Vaudeville, diretto da Carvalho, già direttore del Théàtre Lyrique, un dramma passionale ricavato da uno dei suoi racconti inclusi nelle “Lettres de mon moulin”. Nacque così L’Arlésienne, la cui azione si svolge nella regione di Camargue. Frédéri, figlio di mamma Rosa, ricca proprietaria del Castelet, è follemente innamorato di una ragazza di Arles con la quale sta per fidanzarsi. Ma all’improvviso egli scopre che l’Arlesiana da più di due anni è l’amante del guardiano di nome Mitifio. Disperato Frédéri cerca di dimenticare la ragazza di Arles e promette di sposare Vivette, una giovane dall’animo semplice e sinceramente innamorata di lui, sin dai tempi dell’infanzia. Il giovane, però, non riesce a dimenticare gli occhi ardenti e la bellezza appassionante dell’Arlesiana, tanto che in una notte di festa, mentre i contadini ballano allegramente nell’aia, si getta dalla finestra del granaio della fattoria e si sfracella il cranio sulle pietre del cortile. Come è facile intuire il soggetto presenta diverse analogie con la Carmen: al triangolo Frédéri-Arlésienne-Vivette corrisponde il triangolo Don José-Carmen-Micaela. Soltanto che nel dramma di Daudet la donna fatale, che condiziona e travolge sino alla morte il protagonista, non appare mai sulla scena e agisce come uno spettro invisibile.
Fu lo stesso Carvalho a sollecitare Bizet a comporre di buona lena le musiche di scena dell’Arlésienne, ritenuto un soggetto fortemente teatrale. Bizet dispiegò tutta la sua abilità di elegante armonista e di fine melodista, realizzando una partitura ricca di temi piacevoli, dal ritmo brillante e dal tono festosamente popolaresco.

Georges Bizet

Così come avverrà per la Carmen, andata in scena il 3 maggio 1875 a Parigi, anche le musiche di scena dell’Arlésienne furono accolte con riserva e senza
troppo entusiasmo alla prima rappresentazione parigina del 1° ottobre 1872. Bizet, però, si prese subito la rivincita, ricavando una suite orchestrale dai pezzi dell’Arlésienne comprendente il Prelude, il Minuetto, l’Adagietto e il Carillon, che entusiasmarono il pubblico nel concerto diretto da Pasdeloup il 10 novembre dello stesso anno a Parigi.
Ciò permise a Bizet di consolidare la sua fama nell’ambiente musicale francese, specialmente tra coloro che aderivano alla Société Nationale de Musique e credevano nell’affermazione della via nazionale dell’arte, rispetto all’invadenza tedesca e segnatamente wagneriana. Alla prima suite se ne aggiunse una seconda, rielaborata dopo la morte del compositore, dal fedele Ernest Guiraud, il quale aggiunse un minuetto ttatto dalla Jolie Fille de Perth dello stesso Bizet. Le due suites entrarono subito nel repertorio sinfonico per la loro immediatezza evocativa, mentre le musiche di scena sono raramente eseguite nella loro interezza per la presenza del mélodrame, il parlato collegato alla musica, un genere non troppo gradito al pubblico francese. L’organico orchestrale è formato da due flauti, oboe, corno inglese, due clarinetti, sassofono contralto, due fagotti, quattro corni, quattro trombe, tre tromboni, tamburo, grancassa, piatti, arpa e archi.
Il Preludio è caratterizzato da due temi in contrasto fra di loro e indicativi del sentimento di amore del protagonista. Il primo è energico e ben marcato e vorrebbe significare in positivo lo slancio amoroso di Frédéri; il secondo, dolcemente malinconico, espresso nell’Andantino dal sassofono e reso più pungente dall’ampia ripresa melodica degli archi, sta a sottolineare l’infelicità in amore dello stesso personaggio. Il Minuetto ha una linea espressiva dolcemente flessuosa, mentre l’Adagietto si affida agli archi nel suo nostalgico e fascinoso canto, rivolto a puntualizzare nelle musiche di scena l’incontro di due personaggi secondari, mère Renaud e Balthazar, che si ritrovano di nuovo dopo cinquant’anni di lontananza. Nel Carillon dapprima si afferma il suono robu-to dei corni (clima festoso per Frédéri e Vivette) e poi subentra la raffinata melopea dei flauti e degli strumentini.
La Pastorale si apre con il tema ampio e solenne dei fiati, ma al centro c’è un bellissimo Andantino impostato su uno di quei motivi carezzevoli e suadenti tipici del migliore Bizet. L’Intermezzo ha un tono operistico che spazia con slancio vigoroso in crescendo sino a dissolversi in delicate armonie. Purissima, come il canto lontano in una calda serata estiva, è l’aria del flauto solista accompagnato dall’arpa nel Menuet. Festosamente colorita e coinvolgente nel ritmo martellante del tamburo è la Farandole, caratteristica danza provenzale, in cui riaffiora cordialmente allegro il tema popolare del Preludio della Suite n. 1, a volte opportunamente inserito nelle danze del quarto atto della Carmen, l’opera per eccellenza tanto ammirata ed esaltata da Nietzsche.

Carmen Preludio atto 1

Il “Preludio” della Carmen di Bizet è uno dei più celebri della storia dell’opera: tutti lo conoscono, è stato ripreso e citato moltissime volte: in TV, negli spot pubblicitari, al cinema, e anche nel mondo dello sport (premiazioni di Formula 1).
La musica di questo Preludio ha innanzitutto la funzione di ricreare l’ambientazione esotica e spagnoleggiante dell’opera. Vi si possono riconoscere 3 temi musicali che ricompariranno più avanti:

  • la musica della Corrida del IV atto, molto brillante e vivace ;

  • la canzone del toreador del II atto, che poi sarà sempre abbinata al personaggio di Escamillo;

  • il motivo musicale che rappresenta il ‘destino’, il ‘fato’, e Carmen stessa, che ne è la personificazione.

Il Preludio si conclude con con Crescendo che introduce la scena d’apertura, solare e vivace: una piazza di Siviglia col il suo movimentato va e vieni di passanti.