Ludwig Van Beethoven

Ouverturen

Il periodo migliore di Karajan è stato durante gli anni sessanta. Queste undici ouvertures sono state registrate in due sessioni nel 1966 e nel 1970 e mostrano tutta l’energia e l’integrità dello stile di un Beethoven maturo. Questi due CD rappresentano l’integrale composizione di tutte le Ouvertures a partire da “Le Creature di Prometeo 1801” fino all’ultima “La Consacrazione della Casa, 1822”. Tutte sono piene di energia e la misura del loro successo sta nel fatto che nei successivi quarant’anni, nessuno ha prodotto una registrazione migliore di questa. In realtà, pochi direttori d’orchestra successivi, hanno saputo migliorarla. Senza far troppo riferimento allo stile rigido e disciplinato di Toscanini, devo ammettere che Karajan lo fa venire in mente. Ecco in successione i vari brani contenuti in questo meraviglioso cofanetto. CD 1: Le Creature di Prometeo, Re Stefano, Le Rovine di Atene, Egmont, Coriolano, Per un Onomastico e La Consacrazione della Casa. CD 2: Leonore 1, Leonore 2, Leonore 3 e Fidelio. Energica e brillante la direzione di Herbert von Karajan sul podio dei mitici Berliner Philharmoniker di quegli anni d’oro. Registrazioni eseguite dal 1966 al 1970 e rimasterizzazione effettuata nel 1984. Audio perfetto. CD di difficile reperibilità. Imperdibile!!

Ouvertures

Le undici Ouvertures composte da Beethoven fra il 1801 e il 1822 possono essere considerate, per praticità, come un unico capitolo all’interno della sua opera. Si tratta, tuttavia, di opere fra loro molto divergenti, e di queste soltanto il Fidelio e le tre Ouvertures intitolate Leonora furono composte con la funzione tradizionale di introduzione ad un’opera.
Il balletto Le creature di Prometeo (Die Geschopfe des Prometheus) fu ideato dal coreografo napoletano Salvatore Viganò (1769-1821) e messo in scena nel 1801. Si tratta di uno “spirito nobile che, rendendosi conto dell’ignoranza degli uomini, dà loro la civiltà facendoli istruire nelle arti e nelle scienze di Apollo e delle Muse”.
È fuori dubbio che tale assunto sia piaciuto a Beethoven, sempre idealmente votato al miglioramento del genere umano. Nell’Ouverture, una solenne introduzione conduce a una musica vivace ed esuberante, che è stata anche considerata come una raffigurazione della “umanità condotta verso la felicità”. Re Stefano (Konig Stephan) e Le rovine di Atene (Die Ruinen von Athen) sono due composizioni strettamente legate l’uno all’altra, sebbene le loro vicende si svolgano in luoghi completamente differenti – rispettivamente in Ungheria e ad Atene. Il drammaturgo August von Kotzebue scrisse questi due testi perché fossero eseguiti insieme nel corso d’una serata, in occasione dell’inaugurazione del Teatro tedesco di Pest (che congiunta ad altre città darà origine all’attuale capitale magiara, Budapest).
Le musiche di scena per entrambi i drammi sarebbero state composte in circa quattro settimane, fra l’agosto e il settembre 1811. Persino gli ammiratori più ferventi di Beethoven hanno avanzato delle riserve sulla qualità artistica di queste musiche. Il particolare più interessante nell’Ouverture Re Stefano è costituito dalla sequenza di quarte discendenti, di accento chiaramente moderno, che è presentata all’inizio ed è quindi riproposta più avanti nel pezzo. Vi è anche un motivo nei legni che porta le indicazioni “dolce” e “grazioso”, di un gusto ungherese che si riscontra molto raramente nella musica di Beethoven. Il carattere generale dell’intero brano è molto meno austero di quel che sembrerebbero richiedere gli eventi storici legati alla figura di re Stefano, che è l’eroe nazionale ungherese.
Nelle Rovine di Atene si narra della città greca sotto la dominazione turca, e di come Pallade Atena (qui col suo nome romano, Minerva) trovi una nuova dimora per le Muse nella coltissima città di Pest. Forse tenendo conto del fatto che queste musiche sarebbero risuonate verso la conclusione d’una lunga serata, Beethoven vi compose un’Ouverture molto breve. Nonostante vi siano elementi
da sottolineare o rilevare in modo particolare, va tuttavia ricordato che Beethoven dimostrò una certa predilezione per “le due piccole opere” scritte per Pest, e chiese persino a Kotzebue di scrivergli un nuovo libretto per un’opera su “un soggetto grandioso, tratto dalla storia”.

Herbert von Karajan

Ma purtroppo l’idea non si realizzò.
Nelle Rovine di Atene sono anche ricordati due eroi che avevano già precedentemente fornito a Beethoven i soggetti per altre Ouvertures, Egmont (1810) e Coriolano (1807). Delle musiche di scena composte per il dramma di Goethe, Beethoven scrisse all’autore che egli si sentiva in dovere di rendere omaggio “…… a questo meraviglioso Egmont che ho messo in musica con quel medesimo fervore con cui l’ho letto”. Il conte Egmont aveva guidato nel 16o secolo la rivolta dei Paesi Bassi contro gli spagnoli, ed era stato poi condannato a morte e giustiziato: l’introduzione austera evoca la cella dove egli è imprigionato, e la conclusione trionfale che segue all’Allegro principale e ai dolci e solenni accordi nei legni, sembra voler ricordare le parole ultime dell’eroe: “amici, cadete con gioia seguendo il mio esempio!”.
L’Ouverture del Coriolano non fu ispirata dal dramma di Shakespeare, bensì alla tragedia omonima di Heinrich von Collin, al quale il brano è dedicato – Beethoven era comunque in possesso anche del dramma shakespeariano, e potrebbe esserne stato influenzato. Il suo eroe, è stato detto, simboleggia “l’onestà politica in un mondo corrotto”. È una composizione potente ma tetra, ricca di finissimi particolari, come ad esempio la conclusione pacata, rassegnata, che già prefigura il suicidio di Coriolano.
L’Ouverture intitolata Per l’onomastico (Zur Namensfeier, 1815) portava all’origine il titolo “Ouverture per ogni occasione o da utilizzare in un concerto”. Ma poi si presentò un’occasione precisa, l’onomastico dell’Imperatore, il giorno di San Francesco. Si tratta d’una composizione vivace, senza tratti caratteristici specifici: in Francia fu pubblicata col titolo “La caccia”. Le musiche di scena per La consacrazione della casa (Die Weihe des Hauses, 1822) furono composte per l’inaugurazione del Teatro nella Josephstadt a Vienna. Beethoven ammise che aveva tentato di imitare qui “lo stile formale di Handel”.
L’inizio dell’Ouverture porta l’indicazione “Maestoso e sostenuto”, e il pezzo prosegue quindi con una musica ricca di brio che infine conduce a un Allegro fugato.
Per quale motivo l’unica opera di Beethoven ha ben tre Ouvertures diverse che portano il medesimo titolo di Leonora, oltre a una intitolata Fidelio? La risposta va cercata senza dubbio nel lungo lavoro di revisione svolto dal compositore. La Leonora n. 1, che un tempo si riteneva fosse stata composta nel 1805 e poi messa da parte, sembra sia stata scritta uno o due anni dopo la prima versione dell’opera che risale al 1805 ed ebbe invece come Ouverture la Leonora n. 2. Una nuova produzione nel 1806, dopo una revisione dell’opera fu invece preceduta dall’Ouverture Leonora n. 3, mentre nella versione definitiva, intitolata questa volta Fidelio (1814), troviamo l’Ouverture che porta questo stesso nome.
La ragione per cui essa venne continuamente riscritta ha a che fare sia con il contenuto che con il taglio drammatico dell’opera: la musica doveva essere adatta ad una triste storia di oppressione politica, e nello stesso tempo doveva coinvolgere anche il tema dell’eroica fedeltà coniugale di Leonora (ovvero
Fidelio), mentre non andavano dimenticate le scene iniziali, più vicine al genere comico. Ma l’Ouverture – sembra che il compositore se ne sia reso conto col passare del tempo – non doveva necessariamente illustrare l’intera vicenda come se si trattasse di un poema sinfonico anteposto all’opera.
Per noi, oggi, le numerose revisioni compiute da Beethoven costituiscono un vero e proprio arricchimento, dato che ci consentono di cogliere più da vicino tutte le riflessioni e ripensamenti da lui compiuti a tale riguardo. In particolare, l’Ouverture Leonora n. 3 va senz’altro collocata fra i più splendidi brani da concerto del grande repertorio.

Christopher Headington (Traduzione: Claudio M. Perselli)