Albinoni Tommaso

Adagio in do minore e composizioni diverse

È corretto che compositori barocchi e settecenteschi vengano eseguiti dall’organico dei Berliner Philharmoniker capitanati da Herbert von Karajan?
È giusto porsi il quesito, ma – se procediamo su questa strada – allora gran parte della musica sinfonica (e anche lirica) che ascoltiamo ai nostri giorni non è assolutamente in regola applicando corretti criteri filologici, gli strumenti non sono quelli di un tempo (si pensi solo agli antenati del pianoforte che non erano certo degli Steinway e alla differente struttura dei fiati), gli organici sono ampiamente cresciuti, non esisteva il metronomo, e così via.
Allora si pongono due alternative: ricercare a tutti i costi le esecuzioni odierne che più rispettano i criteri d’allora, anche se il nostro gusto ormai consolidato non ci consente di godere appieno di quel diverso suono e restiamo spesso delusi; oppure, come in questo caso, affidarsi a un valente direttore che certo non è in linea con la filologia (peraltro essendo ben consapevole di non esserlo e avendo pertanto fatto a priori una scelta comunque ponderata) e ascoltare della bellissima musica eseguita da una prestigiosa orchestra.

I brani contenuti nel CD sono alcuni fra i più famosi del repertorio settecentesco: si parte dall’Adagio di Albinoni (che peraltro è un falso essendo stato attribuito al contemporaneo Giazotto: ma allora, a maggior ragione, che senso ha parlare di criteri filologici?), al Concerto “La Notte” per flauto, archi e clavicembalo di Vivaldi, all’Aria tratta dalla Suite orchestrale n. 3 di Bach, al Canone e Giga in Re maggiore di Pachelbel, alla Danza degli Spiriti Beati tratta dall’Orfeo ed Euridice di Gluck (qui addirittura l’intera opera viene tradizionalmente eseguita seguendo la cosiddetta versione Ricordi del 1889, ben diversa dalle esecuzioni originali di Vienna e di Parigi, rispettivamente del 1762 e del 1774), per giungere infine alla Serenata notturna in Re maggiore K.239 di Mozart, e qui ci sembra di esser nel giusto perché Mozart siamo abituati a sentirlo così (ma anche in questo caso un’esecuzione fedele al tempo sarebbe necessariamente diversa).
Ciò che invece si può dire è che Karajan – grazie alla trasparenza orchestrale e alla bravura delle prime parti dei Berliner utilizzate in funzione solistica – riesce a darci forti emozioni in ciascuno dei brani eseguiti, rivelando l’equilibrio e l’armonia, ma anche il profondo senso religioso che animava quei grandi compositori (e Karajan stesso), superando una mera ricostruzione filologica e rendendoli invece così prossimi a noi e al nostro tempo.

Registrazione in DDD effettuata nel 1984.

Herbert von Karajan