Handel Frideric George

Concerti grossi op. 6 – Water music – Music of the Royal Fireworks

Una delle migliori realizzazioni di una delle musiche più belle di sempre. Per esempio il Largo e l’Allegro dell’opera 6 in SI minore numero 12, sono tra i miei preferiti. Quest’ultima in particolare è fresca ed eccitante, il cui tempo (almeno per me) sembra molto più allegro qui che nelle vecchie registrazioni piuttosto lente e scialbe. Si tratta di una registrazione completa dei Concerti grossi op 6, Musica sull’Acqua e Musica per i Reali Fuochi d’artificio sono un’aggiunta deliziosa. Non so perché ci siano pesci della barriera corallina tropicale sulla copertina, ma ogni volta che la vedo mi sento bene perché la musica è così bella. Riempite il vostro cuore con la musica straordinaria di Handel al suo meglio e godetevelo! Registrazione in DDD effettuata nel 1992/1996. Audio eccezionale. I Concerti dell’opera 6 rappresentano probabilmente il vertice della nutrita – anche se non sterminata – opera strumentale handeliana. Non può stupire che, nel comporre questi Concerti, Händel avesse in mente l’esempio di Arcangelo Corelli. Händel aveva conosciuto Corelli nel corso del suo soggiorno romano (1706-07) e – sebbene i rapporti personali non fossero, sembra, cordialissimi – aveva indelebilmente assimilato la lezione del maestro italiano. Ecco dunque che l’op. 6 di Händel si ispira per sommi tratti ai dodici Concerti dell’op. 6 di Arcangelo Corelli – pubblicati nel 1714, e subito venerati come punto di riferimento ineludibile, per il modello formale (un numero variabile di movimenti contrastanti), la contrapposizione fra strumenti soli (“concertino”) e il “tutti” degli archi. Nonostante il valore normativo dei Concerti corelliani, un quarto di secolo dopo la loro pubblicazione non solo questi lavori erano desueti, ma era in declino anche il modello vivaldiano che si era nel frattempo imposto come più “moderno”, per l’articolazione in soli tre movimenti e la maggiore varietà coloristica. Può insomma sembrare curioso che Händel, musicista costantemente all’avanguardia nel suo tempo, facesse sfoggio, nell’op. 6, di un atteggiamento “del passato”. Eppure questo sguardo all’indietro è solo apparente, nel senso che l’invenzione di Händel è poi del tutto peculiare, segnata dalla sensibilità teatrale del compositore, dalla libertà quasi improvvisativa ed imprevedibile del disegno musicale, l’incisività propulsiva delle idee ritmiche, la densità sinfonica della scrittura orchestrale, la curva elegiaca dei movimenti lenti. I dodici Concerti rappresentano così altrettanti risultati specifici, ciascuno dotato di una fisionomia; circostanza che contribuisce a fare di questi lavori un vero monumento del concerto barocco, altrettanto assiomatico – inevitabile e scontato è il confronto – dei sei Brandeburghesi di Bach.

La Musica sull’acqua appartiene al genere della Suite barocca formata da vari pezzi in forma di danza accomunati dalla stessa tonalità di impianto. Händel la compose per una parata festiva da svolgersi sul Tamigi, il 17 luglio 1717. Il giornale «Daily Courant» del 19 luglio scriveva: «Giovedì sera, verso le otto, il Re si è imbarcato a Whitehall in una barca aperta […] e ha percorso il fiume sino a Chelsea. Erano presenti altre barche con molti notabili, così numerose che tutto il fiume ne era coperto. Un’ imbarcazione era riservata alla musica, con 50 strumenti di ogni tipo che suonarono per tutto il tempo […] le più belle Sinfonie espressamente composte per l’occasione dal Sig. Händel. Al Re piacquero tanto che se le fece ripetere più di tre volte, all’andata e al ritorno. Alle undici ci fu una cena, indi un altro bellissimo concerto, sino alle due; dopo di che, sua Maestà tornò alla sua barca e rifece lo stesso tragitto, mentre la musica continuò a suonare, fino all’approdo».
Alcuni estratti dalla Water music vennero pubblicati durante la vita di Händel, ma l’intera composizione trovò la sua collocazione editoriale solamente nel 1788, quasi trent’anni dopo la morte del compositore. Non sappiamo quindi come Händel avesse raggruppato i trentadue pezzi, e in quale successione vennero eseguiti. In seguito, sulla base dell’affinità tonale, sono stati riuniti in tre Suites, rispettivamente in fa maggiore, re maggiore e sol maggiore.

Orpheus Chamber Orchestra

Da quando nel 1710 entrò al servizio del principe elettore di Hannover, che quattro anni dopo salì sul trono inglese con il nome di Giorgio I, Haendel rimase strettamente legato all’ambiente della corte londinese, anche se i rapporti fra lui e il re raggiunsero a volte momenti difficili per il carattere forte e deciso di entrambi. Nel complesso gli Hannover mostrarono sempre stima e rispetto per Haendel il quale raggiunse il culmine della gloria sotto Giorgio II (1727 – 1760). Haendel non mancò di celebrare le glorie britanniche, coincidenti con quelle dinastiche, e già nel 1713 scrisse un possente Te Deum per la pace di Utrecht con la quale si era chiusa la guerra di successione spagnola a vantaggio dell’Inghilterra, e poi un Ode per il compleanno della regina Anna (Ode for the Birthday of Queen Anne) e vari pezzi per l’incoronazione di Giorgio II e per i matrimoni di diversi principi di sangue reale.

Anche verso la fine della sua carriera Haendel fu impegnato a scrivere pezzi di occasione in onore della casa reale inglese, come ad esempio la Musica per i reali fuochi d’artifìcio, composta per festeggiare la conclusioni della guerra di successione austriaca a favore dell’Inghilterra. I festeggiamenti durarono parecchi giorni e Giorgio I ordinò spettacolari fuochi d’artificio per la sera del 27 aprile 1749. Nel grande parco di Londra l’orchestra prese posto nel mezzo di una splendida facciata di un castello in legno costruita da un famoso scenografo dell’epoca, il Servandoni. Le cronache di allora parlano di una magnifica esecuzione diretta da Haendel, il quale era un esperto di simili spettacoli all’aperto e più volte la sua Water Music (Musica sull’acqua) aveva accompagnato con un’orchestra su una barca le gite del panfilo reale sul Tamigi.

Dato il carattere di musica all’aperto di un simile pezzo, i fiati e la percussione acquistavano maggiore rilevanza rispetto agli archi, nettamente esclusi in modo che le sonorità fossero più piene e fastose, come attesta sin dalle prime battute la Music for the royal Fireworks. L’Ouverture riflette quel senso di solennità e grandiosità dell’arte haendeliana e si impone per la sua quadratura armonica e ritmica, senza scadere in una vuota retorica accademica. Gli altri quattro brani sono tipiche danze francesi di corte in forma binaria. Due recano titoli programmatici: La Paix e La Réjouissance, ossia la pace e il giubilo, mentre il resto è contrassegnato da una misurata ed elegante Bourrée, da una serena Siciliana con suoni di trombe e corni, da un Allegro gioioso e festoso e da due ben cadenzati Minuetti di sicuro effetto che concludono degnamente questa suite, accolta in modo trionfale dai londinesi, che considerarono Haendel uno di loro e non un musicista tedesco.