Ives Charles
The Symphonies
Charles Ives, il pioniere della musica moderna americana, produsse le sue opere più originali durante il periodo 1906-1916, precedendo certe scoperte di scrittura – per esempio il politonalismo e il polimetrismo – che avrebbero poi caratterizzato tutta una fase della musica nuova europea. Questo è un cofanetto eccellente. Le esecuzioni e le registrazioni sono fantastiche. La prima e la seconda sinfonia sono eseguite dalla Los Angeles Philharmonic, guidata da Zubin Mehta (registrazioni del 1972 e del 1995). Nella prima è palese quanto Ives padroneggiava il canone romantico. Una composizione perfettamente raffinata con echi di Schubert, Dvorak e Ciajkovskij tra gli altri, anche se non esplicita ancora un’identità distinta. Riecheggiano nei due spartiti echi da varie canzoni e inni popolari americani. La terza sinfonia dove sono composte numerose melodie nei tre movimenti è magnificamente eseguita dall’Academy of St. Martin-in-the-Fields, guidata da Neville Marriner (registrazione eseguita nel 1975). Le tre sinfonie esprimono il meglio di Ives. In esse il compositore continua a incorporare musica e inni popolari americani in quella che ora è musica unica e visionaria e annulla il divario musicale tra composizioni romantiche e spartiti moderni. Nella Quarta Sinfonia il quarto movimento è trascendente e celestiale. Questi capolavori di Ives sono straordinariamente eseguiti da tre direttori all’apice della loro carriera: Zubin Metha – Christoph von Dohnanyi – Neville Marriner. Un compilation veramente bella raccolta in questi due CD. Registrazioni eseguite dal 1973 al 1995 e rimasterizzazione effettata nel 2000. Audio molto buono. Da non perdere.
Sinfonia n. 1
Nel rispetto della tradizionale architettura, la Prima Sinfonia è suddivisa in quattro movimenti con un Allegro iniziale, un Adagio al secondo posto seguito dal convenzionale scherzo al terzo ed un Allegro molto conclusivo. Date le condizioni particolari di tempo e di luogo allorché l’opera fu concepita, una delle difficoltà cui Ives andò incontro nella stesura della sinfonia è stata quella di dover conciliare il rispetto delle indicazioni impartite da Parker con l’aspirazione di un giovane musicista appena ventitreenne di esprimere i propri ideali in musica. Alla fine del XIX secolo, negli Stati Uniti cresceva gradualmente nei cittadini americani il desiderio di conseguire una propria identità nazionale e di determinare una propria filosofia; soprattutto tra i giovani coetanei di Ives si diffondeva il convincimento che tutto quanto provenisse dall’Europa fosse anatema. Ives certamente non mostrava un fanatico rifiuto per la musica dei grandi compositori europei; al contrario teneva in grande considerazione le opere di Beethoven e di Brahms, e diverse sue composizioni, come ad esempio la Seconda Sinfonia, contengono riferimenti a Wagner, Bach, Buckner e Dvořák . Tuttavia, pur non rinnegando la grande tradizione musicale europea, Ives aspirava legittimamente a comporre musica che fosse autenticamente americana secondo il suo personalissimo stile, ed è veramente notevole come – malgrado gli angusti spazi concessi dal suo professore – sia riuscito a comporre un’opera come la sua Prima Sinfonia di cui colpisce già al primo ascolto la notevole consistenza melodica che la rende di immensa piacevolezza per gli estimatori della “bella musica”.
Sinfonia 2
La Sinfonia n. 2 è stata iniziata nel 1889 e terminata nel 1901. Nel suo nobile e lirico linguaggio e nei suoi accenti individuali, essa evoca lo spirito del sinfonismo romantico europeo, ma ripensato con mentalità americana, senza problemi e senza dialettica, ed assunto solo nella sua esterna monumentalità architettonica.
L’opera consta di cinque movimenti, anziché dei quattro tradizionali. L’ampliamento è ottenuto aggiungendo all’Adagio cantabile un altro movimento ugualmente lento: e tale raddoppio, che si ritrova anche in altre composizioni di Ives, si colloca opportunamente al centro dell’ampia costruzione per meglio bilanciarne le parti estreme.
Charles Ives
La seconda Sinfonia è scritta per grande orchestra e la strumentazione più che mirare ad effetti di colore mira ad evidenziare la struttura formale. Ad esempio, il primo tempo è quasi tutto scritto per gli archi, con soltanto brevi passi dei corni e dei fagotti, e con la ripresa finale del tema all’oboe. L’ultimo tempo si stacca dagli altri per il suo carattere spiccatamente folkloristico, nella rievocazione d’una scena di danza del buon tempo antico nel cortile d’una fattoria, mentre nell’aria risuonano i familiari motivi di vecchie canzoni americane.
Sinfonia n. 3
Il linguaggio della Terza Sinfonia è chiaro e scorrevole e mira a rievocare l’atmosfera di una religiosità arcaica e spontanea, senza cadere nel banale e nel superficiale. Il primo e il terzo movimento riflettono una linea psicologica più raccolta e intimistica, secondo un senso armonico e melodico saldamente tradizionale, mentre il secondo movimento, indicato allusivamente da Ives con il sottotitolo di “Children’s Day”, presenta una più vivace animazione ritmica, che nella sezione centrale sfocia nell’episodio di marcia costruito sull’inno gallese “All Through the Night”. Va aggiunto, a titolo di cronaca, che il direttore d’orchestra Michael Tilson Thomas ha eseguito più volte la Terza Sinfonia di Ives ed ha contribuito alla sua diffusione anche con una incisione discografica realizzata con l’orchestra del Concertgebouw di Amsterdam.
Sinfonia n. 4
Particolarmente indicativa per comprendere la complessa personalità di Ives in cui convivono esigenze filosofiche e religiose e motivi realistici e popolareschi è la Sinfonia n. 4, composta tra il 1910 e il 1916 ed eseguita nella sua interezza per la prima volta undici anni dopo la morte del musicista, il 26 aprile 1965 a New York dall’American Symphony Orchestra diretta da Leopold Stokowski. Vale la pena anzitutto di riferire ciò che nel 1927 Ives scrisse di questa sinfonia, riportata poi come prefazione alla partitura stampata nel 1965: «Il programma estetico del lavoro è costituito dalle assillanti domande sul Che cosa? e sul Perché? che lo spirito dell’uomo si pone intorno all’esistenza. Questa, in particolare, è l’intonazione espressiva del preludio. I tre movimenti successivi sono le diverse risposte che la vita dà a queste domande. Il secondo movimento non è uno “Scherzo” nel significato usuale del termine, quanto piuttosto una commedia, nella quale un’eccitante, comoda e mondana carriera nella vita pratica è messa a confronto con le prove dei Padri Pellegrini nel loro viaggio attraverso le paludi e il deserto. Gli episodi lenti che vi ricorrono – gli inni dei Padri Pellegrini – sono costantemente circondati e sommersi dalla prima idea. Il sogno, o fantasia che dir si voglia, finisce con una brusca immissione della realtà, il 4 luglio a Concord, con bande di ottoni, formazioni di percussione, etc. La fuga è un’espressione della reazione della vita al formalismo e al ritualismo. L’ultimo movimento è un’apoteosi dei contenuti precedenti, in termini che si riferiscono alla realtà dell’esistenza e alla sua esperienza religiosa».