Offenbach Jaques
Overtures
Orphée aux Enfers – Barbe Blue – La Grande Duchesse de Gerolstein – La Belle Hélène – Vert Vert – Le Contes d’Hoffmman (Barcarole)
Per coloro che amano questo compositore questo CD fa per voi. Registrazione eseguita nel 1981. Audio in DDD splendido. Raccomandato
Jacques Offenbach: Overtures
Il periodo del Secondo Impero di Luigi Napoleone, dal 1852 al 1870, fu un periodo di vita splendida e di ricerca del piacere per la società parigina. Dal punto di vista musicale nessuno espresse l’euforia dell’epoca meglio di Jacques Offenbach, un compositore di nascita tedesca. Durante l’estate dell’anno dell’Esposizione del 1855, egli aprì un piccolissimo teatro sugli Champs Elysées per la rappresentazione di pezzi in un solo atto, di carattere lievemente farsesco, con un manipolo di esecutori, una piccola orchestra e partiture composte da sei o sette a solo, duetti e trii, spesso ravvivate da parodie di convenzioni operistiche o di successi operistici specifici dell’epoca.
Nel 1858 Offenbach allargò l’orizzonte dei suoi spettacoli con Orphée aux Enfers. Questo trattamento satirico della vicenda di Orfeo ed Euridice si conquistò l’immortalità musicale per il famoso galop o can-can che viene ballato dagli dei dell’Inferno.
Offenbach sviluppò il genere al massimo grado con operette come La Belle Hélène (1864), che era una satira della leggenda di Elena di Troia, Barbe-Bleue (1866), che faceva lo stesso con Barbablù e le sue molte mogli, e La Grande Duchesse de Gerolstein (1867), il cui obiettivo era l’esercito.
L’arguzia dei libretti e delle situazioni si accattivò un pubblico internazionale, non meno dello scintillio e del carattere orecchiabile delle loro partiture. Il successo di Offenbach fu tale che gli fu offerto, talvolta, di fornire opere che facessero da gaio sollievo nell’ambiente più augusto dell’Opéra-Comique, come Vert-Vert (1869), che prende nome dal pappagallo addomesticato in un collegio per ragazze.
Dopo la guerra franco-prussiana del 1870 gli spettacoli frivoli di Offenbach non ebbero più lo stesso ascendente sul pubblico. Assillato dalla paura che le sue opere più leggere non avessero alcun valore duraturo, egli si volse alla composizione di un’opera seria, les Contes d’Hoffmann, costruiti intorno alla figura dello scrittore tedesco E.T.A. Hoffman.
Gli elementi fantastici e le melodie orecchiabili di quest’opera le hanno conferito una durevole popolarità nel repertorio operistico. La Barcarola, il pezzo più famoso di essa (registrato qui nella versione puramente strumentale secondo l’arrangiamento di Manuel Rosenthal) evoca in modo così ammirevole un’immagine dello sciacquio dell’acqua lungo il Canal Grande di Venezia che sarà forse una sorpresa apprendere che la sua melodia era già servita come coro di folletti nell’opera romantica di Offenbach Die Rheinnixen, rappresentata a Vienna nel 1864.
Di solito Offenbach scriveva un’Ouverture vera e propria solo nelle sue opere tarde, e in quelle per teatri più prestigiosi (come è il caso di Vert-Vert). Per le sue opéras bouffes un’introduzione breve e leggera era di solito sufficiente per la piccola orchestra del suo teatro. Il pubblico tedesco, tuttavia, si aspettava qualcosa di più sostanzioso, e gli arrangiatori dovettero ricorrere a vari espedienti per supplire a questo bisogno.
In Barbe-Bleue e La Grande-Duchesse de Gerolstein essi estesero le introduzioni di Offenbach, aggiungendo nuove parti per i fiati e interpolando altre melodie tolte dall’operetta.
Altrove, furono scritte nuove, ampie ouvertures adoperando i temi di Offenbach, come nel caso dell’Ouverture a La Belle Hélène (attribuita a Edmund Haensch) e di quella a Orphée aux Enfers, composta per la prima rappresentazione viennese di Carl Binder, un direttore d’orchestra collega di Franz von Suppè; si può facilmente udire qualcosa dello stile di Suppè in questa gaia ouverture, che finisce col celebre can-can.
Andrew Lamb
(Traduzione: Silvia Gaddini)
Jaques Hoffenbach