Sibelius Jean
Pelléas et Mèlisande
L’esibizione delle Suite di Peer Gynt di Edvar Grieg e Pelléas et Mélisande di Jean Sibelius è eseguita con eccellenza e col solito carisma da Herbert von Karajan e dai Berliner Philharmoniker. Dalle battute d’apertura della Suite n.1 di Peer Gynt (Morning Mood), emergono sonorità chiare e potenti. Nella Suite n.2 il brano conclusivo (Solvejg’s Song) è una elegia per arpa e archi di bellezza strabiliante dove Karajan esprime tutto il suo carisma. In Pélleas et Mélisande mi ha colpito il brano At the Castle Gate per la sua drammaticità. Di entrambe le composizioni ho elencato solamente i brani che soggettivamente preferisco ma vi assicuro che l’intero CD l’ho ascoltato più volte per l’estrema varietà e bellezza dei vari brani. Considerando l’eccellente qualità dell’audio registrato nel 1983 in DDD e l’affascinante espressività della BPO vorrei raccomandarvi fortemente questo album come un eccellente dipinto musicale.
Jean Sibelius
Nel 1893 andò in scena a Parigi il dramma simbolistico Pelléas et Mélisande,
del poeta belga Maurice Maeterlinck.
Esso fece una profonda impressione su molti musicisti: Claude Debussy ne fece un grandioso “Drame Lyrique”, Arnold Schoenberg un poema sinfonico, Gabriel Fauré e Jean Sibelius delle notevoli musiche di scena.
L’opera di Sibelius, eseguita per la prima volta a Helsinki il 17 marzo 1905, non si può certo paragonare per significato alle Sinfonie del grande finlandese; essa tuttavia documenta in modo efficace il suo talento per la musica caratteristica e programmatica. Così molti pezzi rispecchiano lo stato d’animo di fondo del dramma, serio e tetro, contraddistinto da funesti presagi e sostenuto dall’idea del destino a cui non si fugge.
Il preludio al primo atto, in stile corale (Alla porta del castello) fa un effetto pesante e opprimente.
Il brano in fa minore che rappresenta il ritratto musicale di Mélisande ha molti tratti malinconici e timidi: una melodia del corno inglese apre e chiude il pezzo. A tinte fosche sono anche la semplice canzone delle Tre sorelle cieche e Mélisande alla conocchia, un pezzo singolare e intenso nel quale le viole riecheggiano il ronzio della ruota del telaio.
Meno sinistri, ma pur sempre molto controllati nell’espressione, sono anche Alla fonte miracolosa nel parco e la tenera Pastorale. L’Intermezzo è dapprima sereno e in stile di gavotta, ma poi tocca anche altre corde.
La morte di Mélisande, un pezzo estremamente triste e molto espressivo, può senz’altro essere accostato alla Morte di Aase di Grieg.
Grieg Suites 1 & 2
La parte più importante dell’opera di Grieg è certamente la musica pianistica e il Lied. La sua popolarità, tuttavia, egli la deve principalmente alle musiche di scena per il Peer Gynt di Henrik Ibsen.
Esse furono composte negli anni 1874 e 1875 per suggerimento del drammaturgo e contribuirono considerevolmente al travolgente successo del dramma. L’enorme popolarità di queste musiche (che comprendono diversi pezzi orchestrali, melodrammi, canti e cori, per un totale di ventitré brani) spinse Grieg a sceglierne otto pezzi e a raccoglierli in due suites orchestrali. Peer Gynt – uno dei drammi più caratteristici di Ibsen – è sorprendente tanto per l’anticipazione di importanti concetti della psicologia del profondo, quanto per il suo carattere fantastico, la tendenza all’epica e l’affinità con il “dramma a episodi”.
La trama si sviluppa in una serie di scene più o meno liberamente collegate fra loro, che raccontano episodi della vita dell’eroe “negativo”. Nel comporre le musiche di scena, Grieg ritenne che il suo compito fosse soprattutto quello di cogliere lo stato d’animo delle singole scene e di renderlo musicalmente.
In entrambe le suites egli si rivela maestro nell’arte del genere, del tratto caratteristico, delle piccole forme, dell’armonia raffinata e della strumentazione ricca di sfumature.
Atmosfera mattutina è un pezzo dolce in stile di Pastorale, con sottili effetti impressionistici.
Herbert von Karajan
Nella Morte di Aase, strumentato esclusivamente per archi con sordina, Grieg raggiunge, con mezzi relativamente semplici, una straordinaria profondità d’espressione.
La danza di Anitra – una composizione aggraziata in tempo di mazurka – è meno orientaleggiante di quel che forse non ci si aspetterebbe (Anitra, figlio di un capotribù dei beduini, danza per Peer, venerato come profeta).
Nell’antro del re delle montagne rappresenta l’incontro di Peer con il mondo
mitico-demoniaco dei Trolli: un tema dai contorni nitidi, d’effetto grottesco, viene ripetuto più volte e nel contempo intensificato dal punto di vista dinamico e agogico.
Il brusco cambiamento di stati d’animo nel Ratto della sposa è dovuto a esigenze programmatiche: l’Andante doloroso dà voce al lamento di Ingrid, mentre i brevi episodi di Allegro illustrano lo spregevole atteggiamento di Peer, che, assai poco galante, manda al diavolo la sposa rapita subito dopo la prima notte di matrimonio.
Nella Danza araba il carattere orientale – contrariamente a quanto avviene nella Danza di Anitra – è splendidamente delineato.
Il notevole spiegamento di forze nel Ritorno di Peer Gynt è la pittoresca rappresentazione di una tempesta (la nave che Peer dopo lunghi anni di vagabondaggio riporta in patria si sfracella davanti alla costa norvegese).
Infine La canzone di Solvejg – spesso citato come esempio di una melodia nordica profondamente sentita – costituisce il finale lirico della seconda suite.
Costantin Floros (Traduzione: Silvia Gaddini)
Sibelius: Pelléas te Mélisande
Su commissione del Teatro svedese di Helsinki, nel 1904-1905 Sibelius scrisse la musica di scena per la commedia, di Maurice Maeterlinck, Pélleas et Mélisande, tradotta in svedese da Bertel Gripenberger
La commedia di Maeterlinck fu rappresentata per la prima volta in Finladia il 17 marzo 1905. Sibelius stesso diresse l’orchestra. La rappresentazione fu uno degli avvenimenti teatrali dell’anno, e il teatro ebbe i posti esauriti. La commedia fu accolta ottimamente, e fu data per ben 18 volte nel corso della primavera del 1905. Sibelius diresse l’orchestra in sei di queste rappresentazioni.
La musica di scena originale è scritta in 10 quadri, mentre la suite ha mantenuti 9.
Di questa suite fu scritto un riarrangiamento per pianoforte nel 1905. Il quadro Tre sorelle cieche fu riarrangiato per voce e pianoforte.
Movimenti della suite
1. Alle porte del castello (Vid slottsporten) 2. Mélisande
3. In riva al mare (På stranden vid havet)
4. Una fontana nel parco (En källa i parken)
5. Tre sorelle cieche (De trenne blinda systrar)
6. Pastorale
7. Mélisande all’arcolaio (Mélisande vid sländan)
8. Intermezzo (Mellanaktsmusik)
9. Mort de Mélisande (Mélisandes död)
La durata dell’esecuzione è di trenta minuti.
Il movimento d’apertura della suite per orchestra s’intitola Alle porte del castello. Gli archi introducono un breve tema, aereo, che viene in seguito ripreso dai fiati. Questa introduzione termina con degli accordi austeri.
In seguito, il personaggio di Mélisande viene introdotto da una musica caratteristica presentata da un assolo di corno inglese, che descrive come Golaud trova Mélisande nella foresta accanto ad un sorgente. Questo è seguito da un breve intermezzo, In riva al mare, che Sibelius considerava indispensabile nei concerti. I personaggi principali sono in piedi in riva al mare, guardando una vela di nave.
Gli archi presentano, con delle sonorità dense di carattere melodico, il quadro Una fontana nel parco. Una melodia di valzer apre la scena, nella quale i personaggi principali camminano fino a una fontana nel parco. Mélisande lascia cadere l’anello che Golaud le ha dato.
Nel quadro seguente, Tre sorelle cieche, un altro assolo di corno inglese porta a delle armonie orchestrali monolitiche. La canzone Mélisande ha lo stile di una ballata.
Il sesto movimento, Pastorale, è scritto per i legni e gli archi e presenta la sottigliezza della musica da camera.
Il settimo, Mélisande all’arcolaio, presenta il più lungo e spettacolare ritratto visto fin qui, ed è seguito da un Intermezzo. Questo lunghissimo movimento avrebbe potuto servire da finale sinfonico, ma la logica del dramma esige un epilogo.
Con il movimento La morte di Mélisande, la tragica storia d’amore votata al fallimento trova la sua conclusione.
Grieg: Peer Gynt Suite n. 1
Nel 1874, Ibsen chiese a Grieg di creare le musiche di scena per Peer Gynt, il nuovo lavoro che il drammaturgo stava per portare sulla scena. Grieg si mise al lavoro e terminò la partitura (per soli, coro e orchestra) nel 1875. Il 24 febbraio dell’anno seguente, Peer Gynt viene presentato al Teatro di Christiania con grandissimo successo, anche per il musicista, che decide di ricavare dai 23 pezzi che compongono l’intero lavoro (op. 23), due Suites sinfoniche.
La Prima, op. 46, è datata 1888. Il dolcissimo Allegretto pastorale, in 6/8, descrive il levar del sole su un palmeto ai bordi del mare. È il preludio all’atto quarto del “poema drammatico”: i flauti e gli oboi dialogano teneramente, ma a poco a poco gli archi si impossessano del tema e lo caricano di intensità espressiva. Aase, la vecchia madre di Peer Gynl, muore. L’Andante doloroso, che sottolinea il pianto di Kari e il desolato vagare attraverso la stanza di Peer Gynt, è una melodia di grande semplicità, ripetuti ostinatamente su un mesto ordito di soli archi. Quasi uno Scherzo è il successivo movimento che ci riporta al quarto atto, con la danza della beduina Anitra, davanti a Gynt, al ritmo di una mazurka.
La Suite n. 1 si conclude con una pagina che originariamente si colloca nella sesta scena del secondo atto, durante l’incontro del protagonista con il vecchio di Dovre nel suo palazzo popolato di streghe e perfidi troll. Fagotti, violoncelli e contrabbassi scandiscono pesantemente l’inizio di questa marcia sfrenata che avanza inesorabilmente in un grande crescendo di tutta l’orchestra.
Grieg: Peer Gynt Suie n. 2
Nella Suite n. 2, ordinata nel 1891, Grieg raccoglie altri quattro momenti del dramma di Ibsen. Apre la composizione il Lamento di Ingrid, la figlia del proprietario di Haegstad sedotta da Peer Gynt: un canto supplichevole (Andante doloroso) incorniciato dalle urla rabbiose e sprezzanti del giovane (Allegro furioso). Il secondo brano è un Allegretto vivace che ci riconduce, con una pagina di grande trasparenza strumentale, nell’accampamento arabo dove stanno danzando Ànitra e le altre fanciulle. Siamo quindi all’inizio del quinto atto, a bordo di una nave, nel mare del Nord, in vicinanza della costa norvegese. È il tramonto e scoppia una tempesta.
Henrik Ibsen
L’orchestra tutta è impegnata in questa descrizione marina (Allegro agitato), dagli evidenti richiami wagneriani (il preludio di Der fliegende Holländer). La violenza degli elementi si placa e, in un pianissimo, si leva improvviso il canto innamorato di Solveig (Andante, quarto atto) che conclude la Suite. È una delle
pagine più ispirate di Grieg: appena punteggiati dagli accordi dell’arpa, gli archi sciolgono la dolcissima melodia.