Adam Charles-Adolphe
Le Corsaire
Questo prodotto è indispensabile per gli appassionati del balletto. Richard Bonynge è uno specialista del bel canto operistico e della musica classica francese dell’Ottocento. Con questa versione integrale de “Le Corsaire” Bonynge ha rispettato le intenzioni del compositore niente di più e niente di meno. Chiaramente questa composizione è leggermente inferiore al celeberrimo “Giselle”, ma sicuramente vi sorprenderà per la sua melodia accattivante. Per la presente incisione, la partitura è stata impiegata e ritoccata dal direttore d’orchestra in occasione dell’allestimento del 1867. La registrazione effettuata nel 1992 in DDD è eccezionale. Altamente raccomandato.
Genesi e storia del balletto
Il balletto le Corsaire sopravvive ancora a Pietroburgo, seppure in forma drasticamente evirata e ridondante di musiche aggiuntive cucite sulla partitura originale composta da Adolphe Adam per il suo primo allestimento a Parigi. La sua storia successiva al di fuori della Russia esula dall’intento di queste note, dato che ci interessa qua non tanto la prima presentazione del balletto al vetusto teatro parigino in Rue Le Peletier il 23 gennaio 1856 quanto il revival avvenuto a distanza di undici anni nel 1867, al medesimo teatro. Esso nacque all’apogeo del Secondo impero francese, dopo che Francia e Inghilterra avevano vinto la guerra di Crimea; le grandi potenze stavano allora lavorando ad un trattato di pace a Parigi; la Francia stava entrando in un periodo di prosperità, e l’agognata nascita di un erede al trono imperiale aggiunse il necessario tocco di sicurezza alla ripristinata dinastia Bonaparte. All’Opéra, agli occhi stranieri il più prestigioso teatro della capitale, il balletto godeva di un prestigio solo marginalmente diminuito rispetto al suo fulgore romantico di vent’anni prima. La regina delle ballerine era Carolina Rosati, un’avvenente mora dalla linea abbellita da quella misurata dose di opulenza tanto ammirata al tempo. Educata a Milano da Blasis ed altri maestri, essa possedeva il virtuosismo tipico di quella scuola. Le sue forti punte, la sua nitida batterie, la precisione esecutiva e la sua bravura la rendevano una ballerina interessantissima, ma il suo miglior tratto distintivo era la sua dote drammatica.
La sua mimica travolgente, naturale e facilmente intelligibile si era recentemente svelata in La Fonti, balletto memorabile per il suo fine tragico, terreno vergine a quel tempo; inoltre nell’estate 1856 essa iniziò le prove di un’altra notevole produzione, Le Corsaire. Coreografo ne era il maestro di ballo principale dell’Opéra, Joseph Mazilier, uomo assai abile nell’allestimento dei balletti di narrazione allora tanto in voga, e con numerosi successi a suo credito. Secondo la prassi classica, si commissionò la stesura del testo ad un letterato, e a tal fine all’Opéra si rivolse al più esperto drammaturgo disponibile, Jules- Henri Vernoy de Saint-Georges, che aveva collaborato con Gautier a Giselle e aveva poi scritto numerose scene per vari altri balletti. Esso venne nominato dal ministro di Stato, sotto la cui egida veniva amministrata l’Opéra, ma era ben noto che attivo nell’impresa era anche un personaggio pubblico preclaro, e cioè nientemeno che la stessa imperatrice Eugénie. Durante i molti mesi di preparazione, le scene subirono varie modifiche, e il lavoro straordinario svolto venne riconosciuto con un pagamento a Saint-Georges di 3000 franhi.
Nulla venne risparmiato per sottolineare l’importanza della produzione, e la partitura venne commissionata per una somma di 6000 franchi, più diritti di autore, ad Adolphe Adam, compositore di Giselle e indubbiamente il più raffinato musicista per il balletto. Come indica chiaramente il titolo, il balletto si ispira alla poesia di Byron Il corsaro.
L’azione si apre con una scena nel mercato degli schiavi di Adrianopoli. Fra la folla vediamo una banda di pirati il cui capo, Conrad, viene colpito dalla
bellezza di Medora, la protetta del padrone del bazar, Isacco. Ella gli lancia un bouquet che, in virtù dei fiori in esso contenuti, fa capire all’uomo che lo ama. Ma un ricco pascià, intento a ringiovanire il proprio harem, persuade Isacco a vendergli la sua pupilla. Prima che il pascià si accaparri la preda però, gli uomini di Conrad afferrano Medora e le altre giovani schiave e le rapiscono, insieme a Isacco.
Richard Bonynge e Joan Sutherland
Questa scena contiene due importanti parti danzate: un pas de cinq con svariate danze nazionali (moldava, italiana, francese, spagnola e scozzese – misteriosamente chiamata Danza inglese!), ed un baccanale dei pirati. La scena si sposta al nascondiglio sotterraneo dei pirati, ove Medora convince Conrad a rinunciare alla propria vita da bandito e a liberare le altre ragazze catturate. Alla prospettiva di venir privati del proprio bottino, i pirati si ribellano, ed è soltanto grazie alla forza del proprio carattere che Conrad riesce ad imporre la propria autorità. Ma il suo braccio destro Birbanto con un pugno di pirati gli rimangono ostili, e Birbanto si accorda per rivendere Medora a Isacco, drogando un mazzo di fiori di loto che poi Medora, ignara, porge all’amante. Mentre Conrad giace privo di sensi, i ribelli afferrano Medora, che però riesce a lasciare un messaggio in cui informa Conrad dell’accaduto. Il pezzo forte danzato di questa scena è il pas des éventails eseguito da Medora e sedici ballerine di spalla per il piacere di Conrad, destreggiandosi con dei ventagli variopinti con uno sgargiante effetto caleidoscopico.
Il secondo atto si situa nel palazzo del pascià, ove, in un voluttuoso passo iniziale, vediamo le sue mogli prepararsi per la giornata. Ma ben presto si capisce che fra loro non regna l’armonia, poiché il pascià si è invaghito di una giovane schiava, Gulnarè, che però lo adira rifiutando i suoi favori. Ed ecco apparire Isacco, che si trascina dietro Medora, la vende al pascià e si ritira mentre costui introduce la giovane nel proprio harem, ove essa stringe amicizia con Gulnarè.
Travestiti da pellegrini, entrano nei giardini Conrad ed i suoi uomini, ma il loro piano per liberare Medora viene sventato dal traditore Birbanto, e Conrad viene fatto prigioniero.
Il terzo atto si apre in un chiosco del palazzo ove, in una scena mimata, il pascià implora Medora di sposarlo in cambio della libertà di Conrad. Gulnarè, tramando un piano per liberare Medora, le consiglia di cedere, e quindi inganna il pascià sostituendosi all’amica per le nozze. Al termine della cerimonia, Medora riprende il proprio posto di sposina e blandisce il pascià affinché le consegni le sue pistole ed il pugnale. Conrad coglie l’occasione per fuggire con Medora, e li ritroviamo, dopo un cambio di scena, a bordo della nave di Conrad al colmo della gioia. Ma una terribile tempesta causa il loro naufragio, ed al placarsi della procella vediamo i due amanti salvarsi su uno scoglio, grati per la miracolosa fuga.
Organizzata dal capo macchinista Victor sacré, la scena della tempesta costituì un apice scenico della potenza e del realismo mai visti prima. Gustave Doré realizzò un disegno del momento in cui la nave si spezza ed affronta fra i flutti nelle profondità abissali sotto al palcoscenico. E seppure forse egli può aver calcato la mano quanto a licenza artistica, tuttavia il suo schizzo comunica l’ebbrezza che il pubblico probabilmente provò di fronte a ciò che un critico descrisse come “la realtà in tutto il suo grandioso orrore”. La musica di Adam per questo balletto, lodata al tempo per la sua orchestrazione colorita e per la sua intensa drammaticità, sarebbe stata quella del suo ultimo balletto, poiché egli morì di un improvviso infarto alcuni mesi dopo la sua prima esecuzione. Ma almeno ebbe la soddisfazione di sapere che il balletto era stato uno dei maggiori successi di cassetta in tutta la storia dell’Opéra. L’imperatrice, dopo aver collaborato alla sua gestazione, ne fu strabiliata, e si dice che abbia esclamato: “In tutta la mia vita non ho mai visto, e probabilmente mai vedrò, nulla di così bello o commovente”.
Per la prima volta la monarca e Napoleone III assistettero alle prime tre esecuzioni, e costui vide nuovamente il balletto con il Re di Wurttemberg, suo ospite proprio la sera della morte di Adam. Con un gesto tipico, l’imperatore ordinò che i proventi della serata venissero devoluti alla vedova del compositore.
English Chamber Orchestra
Come dramma, la trama del Corsaro dipendeva notevolmente dal ruolo di Medora, e l’inestimabile interpretazione della Rosati fu uno dei fattori principali dello straordinario successo del balletto nel 1856, anno in cui venne eseguito ben 43 volte. Quando essa lasciò L’Opéra nel 1859, il balletto non figurò più in repertorio per otto anni. Fu nel 1867, per iniziativa di Mazilier (ormai in età avanzata), che Il corsaro venne riallestito per Adele Grantzow, ballerina la cui formazione era nel grande stile francese romantico. A detta di molti l’interpretazione della Grantzow era assai più commovente di quella della Rosati; purtroppo il ritrovato successo non bastò a garantire al balletto l’immortalità che meritava, e con la partenza della Grantzow da Parigi nel 1868 esso ricadde nel dimenticatoio. Notevole caratteristica del revival di Mazilier fu l’interpretazione d’un nuovo divertissement nell’atto secondo, il “pass des fleurs”, con una suite a firma di Léo Delibes, il quale aveva debuttato nel genere ballettistico l’anno precedente e riscuoteva, anche questa volta, generosi consensi.
Ivor Guest
Traduzione DECCA 1992 Gabriele Azzaro