Ludwig Van Beethoven
Sinfonia n 5 – 7
È ormai impossibile farsi un’idea quantitativa precisa della discografia beethoveniana: sono quasi 100 anni che i direttori più autorevoli e le orchestre più valide affidano ininterrottamente al disco le loro vecchie e nuove idee interpretative su un tema così inesauribile, valendosi in questo di uno strumento che, sebbene sia atto a fissare esperienze realizzate in una dimensione momentanea, pure è divenuto norma e criterio di vitalità, validità ed eccezionalità. Chi avrebbe potuto dunque presumere, a metà degli anni Settanta, di aggiungere qualcosa di nuovo – di “inaudito” – ha tutto quello che al riguardo era già stato realizzato tante volte e veniva continuamente riproposto? Ma in questo caso si può citare, variandolo appena, un passo del Faust di Goethe: “qui si compie l’impossibile!” Quando nel1975 Carlos Kleiber ha presentato al pubblico la sua interpretazione della Quinta di Beethoven, e quella della Settima un anno più tardi – per questo maestro dell’autocritica si è trattato di un atto tormentato, di un parto doloroso sfociato infine in un evento gratificante – è scoccata una delle ore più significative e decisive nella storia delle incisioni beethoveniane; Carlos Kleiber e i Wiener Philharmoniker sono riusciti a congiungere tutta l’ispirazione di un’esecuzione in concerto con la precisione di un lavoro al dettaglio tipico dello studio di registrazione, come se tra le due possibilità di comunicazione artistica non vi fossero mai stati conflitti. Le critiche sono state entusiastiche: “Kleiber, nella settimana, è giunto con i Wiener Philharmoniker ad una interpretazione ineguagliata di Beethoven” si leggeva in Musikmarkt”, e “Per quante registrazioni della Quinta possediate già, a questa non potete certo rinunciare” commentava “Audio”. Registrazioni eseguite dal 1975 al 1977 e rimasterizzazione effettuata nel 1995.
Carlos Kleiber, artista d’eccezione
Nell’ambito discografico si possono distinguere tre differenti tipi di artisti. Gli uni scorgono nella registrazione la possibilità di manifestare di continuo al pubblico la personalità artistica propria nonché quella dei propri collaboratori musicali. Per essi il disco è una specie di diario acustico. Un secondo esiguo gruppo, ormai in via di estinzione, ha un atteggiamento negativo nei confronti del disco. Sono coloro che si rifiutano di documentare un evento musicale, convinti pienamente della sua irripetibilità e anche fiduciosi nelle capacità mnemoniche dell’ascoltatore. Un terzo gruppo di interpreti, anch’esso piuttosto esiguo, non rifiuta per principio il disco, ma è estremamente cauto ed esigente al riguardo. Di questo gruppo fa parte Carlos Kleiber. Questo suo atteggiamento si riflette nel numero di registrazioni operistiche e sinfoniche effettuate per la Deutsche Grammophon, che per ogni appassionato di musica rimangono documenti di eccezionale livello. Non sono molte le sue registrazioni, ma tutte di pregio assoluto: il franco cacciatore di Weber, La Traviata di Verdi, il pipistrello di Johann Strauss, Tristano e Isotta di Wagner, il cavaliere della rosa di Richard Strauss (su video), le Sinfonie di Beethoven n. 5-7, di Schubert n3 e n 8 Incompiuta e di Brahms 4. Non è poco, soprattutto se si considera il significato di queste opere da un punto di vista compositivo e se si pensa che le registrazioni di Kleiber hanno sempre saputo colpire profondamente i critici, i quali non di rado hanno parlato di “prime assolute”, anche quando si trattava di opere già affrontate ed illuminate da ogni angolo da generazioni di interpreti. Al tempo stesso non è molto, se si mette a riscontro la produttività di tanti direttori suoi colleghi e si cerca di immaginare quanti capolavori del repertorio operistico e sinfonico potrebbero divenire ancor più straordinari solo se Kleiber volesse impegnarsi sul fronte discografico. Carlos Kleiber è stato dunque, e rimane, un direttore fuori del comune, nonché un artista d’eccezione nella discografia, un produttore per eccellenza di pietre miliari nella storia dell’interpretazione musicale. Ma anche il suo curriculum artistico è fuori del comune. Figlio del famoso direttore Erich Kleiber, Carlos è nato a Berlino nel 1930, lasciata nel 1933 la Germania nazista, il padre fu impegnato dal 1936 al
1949 al Teatro Colon di Buenos Aires.
Karlos Kleiber
Qui è cresciuto il piccolo Kleiber che dopo aver compiuto privatamente gli studi musicali ha iniziato nel 1952 la sua attività al teatro La Plata. Le sue stazioni successive sono state Potsdam (1954), la Deutsche Oper am Rhein di Dusseldorf-Duisburg (1956), Zurigo (1964) e la Wurttembergische Staatsoper di Stoccarda (1966). Oggi viene da chiedersi con stupore perché tali teatri non abbiano cercato di legare più strettamente a sé questo direttore che già allora aveva senza dubbio rivelato straordinarie qualità. Ad ogni modo, nel1968 Kleiber ha scelto la posizione di “direttore ospite permanente” alla Bayerische Staatsoper di Monaco la quale consente al suo lavoro l’indispensabile indipendenza. La sua apparizione a Bayreuth per dirigere Tristano e Isotta, le tournée con gli Wiener Philharmoniker, gli impegni nei teatri d’opera di Vienna e Milano, i suoi ambiti concerti con i Berliner Philharmoniker e i purtroppo rari “concerti filarmonici in abbonamento” a Vienna hanno sempre saputo galvanizzare il mondo musicale, suscitando immancabilmente non diversamente dalle registrazioni beethoveniane presentate in questo disco, un vivo, profondo e sincero entusiasmo.