La fortuna della Lucia di Lammermoor, dai tempi del debutto trionfale a Napoli nel 1835, non ha mai conosciuto appannamenti presso il pubblico. Delle oltre settanta opere di Donizetti, solo quattro non uscirono mai dal repertorio dopo la sua morte: in primo luogo la Lucia di Lammermoor, appunto, poi L’elisir d’amore, il Don Pasquale, e infine La Favorita (nella versione italiana). Perché
anche le altre avessero una possibilità di essere eseguite bisognò invece aspettare la cosiddetta “Donizetti-Renaissance”, innescata dalle celebrazioni del compositore bergamasco nel primo centenario della morte, nel 1948. L’immediato successo napoletano di Lucia fu confermato dalle riprese acclamatissime che subito si ebbero in tutta Italia, a Genova (Carlo Felice, 1836), Vicenza, Milano (Teatro Re, 1837), Venezia (Teatro Apollo), Trieste (Teatro Grande), Bologna (Teatro Comunale), Parma (Teatro Regio). Al trionfale debutto parigino sia in lingua italiana, sia nella versione francese, fece seguito nel 1838 il debutto dell’opera a Londra e nel 1839 quello alla Scala di Milano. Solo poche voci non si unirono al coro di lodi, tutte di principio e confinate alla critica: in occasione del debutto londinese Henry Fothergill Chorley sull’“Atheneum” parlò di “tradimento” del romanzo di Walter Scott e – fermo restando un marcato apprezzamento per la musica – negli anni a cavallo tra il 1870 e il 1930 Lucia fu talvolta parzialmente penalizzata da una musicologia che guardava con molto meno favore del passato alla produzione melodrammatica.