Kodaly Zoltan
Composizioni varie
Mentre Béla Bartók, con voce tragica, incarna le caratteristiche più cupe della sua amata Ungheria, Kodály rappresenta la parte più vigorosa del suo popolo, fatta di febbrile fervore nazionalistico. Se analizziamo le simbiosi tra compositori e direttori, solo poche possono essere paragonate alla coppia Kodály – Fricsay. Diversamente dai suoi colleghi ungheresi, come ad esempio George Szell, Eugene Ormandy o Fritz Reiner, Fricsay fa del suo lavoro una costante e indomabile devozione nei confronti del compositore. Nessun altro conduttore è stato capace di esprimere con tanta eloquenza un ritmo così energico e uno stile così appassionato (che sono anche le caratteristiche principali di Kodály). “Psalmus Hungaricus” è un altro punto importante di questa mirabile registrazione effettuata nel 1955 e rimasterizzata nel 1999. Uno spartito affascinante e uno dei lavori per coro e tenore più belli ed espressivi mai realizzati. Anche l’incisivo e meraviglioso approccio ad “Háry János” e la stupenda esibizione di “Danze di Gálanta” vi lascerà senza fiato. Allo stesso modo ottima l’esecuzione della RIAS Symphonie Orchester e Choir di Berlino. Audio più che buono nonostante sia mono. CD altamente raccomando. Una curiosità per me molto importante: Ferenc Fricsay avrebbe dovuto succedere a Wilhelm Furtwangler alla direzione dei Berliner Philharmoniker, ma le sue sfortunate condizioni di salute glielo hanno impedito, permettendo così al mitico e carismatico Herbert von Karajan di prendere il suo posto. Per chiunque fosse interessato a conoscere questo magnifico direttore, la DGR ha pubblicato due cofanetti (purtroppo non disponibili sul mercato italiano ma facilmente reperibili su quello internazionale): il primo, denominato The complete Orchestral Worhs, è dedicato solo alle registrazioni sinfoniche e comprende 45 CD. Il secondo, denominato The complete Operas, Coral Worhs raccoglie tutte le incisioni operistiche e corali in 35 CD. Buon ascolto!
Háry János Suite
La Háry János Suite venne eseguita per la prima volta a Barcellona il 24 marzo 1927 dall’orchestra di Pablo Casals diretta da Antal Fleischer dell’Opera di Budapest. Naturalmente la suite punta sugli aspetti brillanti e pittoreschi della partitura e non sviluppa in tutta la loro estensione i valori sentimentali, nostalgici e fantasiosi, sparsi a piene mani in questo affresco musicale ancora oggi rappresentato con regolare frequenza nei teatri ungheresi. La Suite comprende la sinfonia introduttiva evocante con gustosa varietà timbrica l’atmosfera del racconto fiabesco; la scena del carillon di Vienna ricca di accenti marionettistici e umoristici in un brillante rincorrersi di effetti strumentali; il nostalgico Lied in cui il protagonista ripensa alla pace della sua casa lontana; la descrizione della battaglia di Napoleone con il felicissimo contrasto tra la marcetta vivace e petulante degli austriaci e quella lentissima e trionfale dei francesi, dagli echi quasi musorgskiani; l’Intermezzo su un ritmo di danza popolaresca (la pagina più universalmente nota ed emblematica dell’intera partitura) e infine l’entrata della Corte imperiale, molto espressiva per il vivace taglio ritmico e per la mobilità policroma delle figurazioni strumentali.
Psalmus Hungaricus
Il Psalmus Hungaricus è la prima importante composizione di Kodály, reintegrato nell’insegnamento soltanto nel 1922. In questa pagina il musicista riflette sulla sua vicenda «personale». Il titolo in latino non tragga in errore. Kodály utilizzò, infatti, un testo in ungherese antico del predicatore e poeta Mihàly Vég, vissuto nel Cinquecento nella sua stessa città natale: Kecskemèt. Attraverso questo testo, Kodály non tanto si prese una «vendetta» nei confronti di coloro che lo avevano perseguitato, ma riaffermò la propria autonomia e indipendenza calate nell’humus popolare.
Danze di Galánta
Per quanto a un primo approccio si possa essere fuorviati dalle superficiali somiglianze non soltanto con le Rapsodie ungheresi di Liszt e con le Danze ungheresi di Brahms ma anche con tante altre composizioni di valore ben inferiore, in cui si rifletteva il gusto ottocentesco per gli aspetti pittoreschi ed esotici della musica gitana, nelle Danze di Galánta niente suona falso o esteriore, perché Kodály non sfrutta il patrimonio della musica tradizionale ungherese per fare incetta di souvenir folkloristici per un pubblico di bocca buona e dimostra ancora una volta di essere non soltanto «la più perfetta incarnazione dello spirito ungherese» ma anche «un grande maestro della forma, che scrive in modo molto concentrato ed evita la facile sensazione, la falsa brillantezza e gli effetti esteriori», come lo definì Béla Bartók, in modo tanto sintetico quanto preciso.
Ferenc Fricsay