Joaquin Rodrigo

Concierto de Aranjuez

È difficile trovare sul mercato discografico un’interpretazione migliore di questa edizione. “Concierto de Aranjuez” e “Fantasia para un gentilhombre”, sono sicuramente le due composizioni più conosciute di Rodrigo. Il talento musicale di Pepe Romero è stupendo e il suo virtuosismo è magistrale. Se vi piace la chitarra spagnola adorerete questa musica che crea immagini della vita di corte nel mondo spagnolo dell’antichità. Bellissimo e incantevole l’Adagio nel “Concierto de Aranjuez”. Neville Marriner e l’Academy of St. Martin in the fields svolgono un ruolo primario in questa compilation. Questa è musica per risollevare lo spirito quando ci si sente un po’ giù. Quando l’intero mondo sembra essere sotto sopra e assurdo, la bellezza della musica di Rodrigo può suscitare sentimenti di speranza in mezzo al caos. Per coloro che non sono esperti di musica classica o non allenati all’ascolto costante, potranno maggiormente apprezzare la purezza e la semplicità di queste due partiture. Doveroso collocarlo nella vostra preziosa collezione. Registrazione effettuata nel 1978 nella Watford Town Hall di Londra e rimasterizzazione effettuata nel 1992. Imperdibile!

Concierto de Aranjuez

Questo spartoto di Joaquin Rodrigo è il più popolare Concerto che sia stato mai scritto per chitarra ed orchestra, ed, anche, uno dei brani più amati dell’intero repertorio orchestrale del ‘900. Le fonti biografiche riportano che l’idea di scrivere il Concerto nacque quasi per caso durante un pranzo svoltosi alla fine dell’estate del 1938 in un ristorante della città di San Sebastian.
A tavola sedevano insieme al compositore, il Marchese di Bolarque, nobile gentiluomo spagnolo suo amico, e il chitarrista Reino Sainz de la Maza. Qui il Marchese chiese espressamente a Rodrigo di scrivere un lavoro per il celebre interprete ospite del pranzo. A quanto pare l’idea entusiasmò subito Rodrigo. Una volta tornato a Parigi, città dove all’epoca risiedeva (erano gli anni, in Spagna, della guerra civile, per cui molti spagnoli preferivano vivere fuori della propria patria), il compositore cominciò subito a lavorare al progetto, pur se tra mille esitazioni dovute alle difficoltà legate alla natura stessa del compito.
Narra lo stesso Rodrigo che, dopo numerose riflessioni, il secondo movimento ed il terzo gli apparvero una mattina in mente, sotto la spinta di un’ispirazione improvvisa, quasi “sovrannaturale”. Il tema dell’adagio fu così generato di getto, nella sua interezza, e poco dopo venne fuori allo stesso modo anche quello del terzo movimento, nella sua forma pressoché definitiva. Su queste prime idee fu, poi, sviluppata l’orchestrazione. Per ultimo fu composto il primo movimento, che, a differenza degli altri due, fu frutto di un lavoro più elaborato di gestazione e sviluppo, legato più al calcolo ed alla riflessione compositiva, che alla pura ispirazione.
La scrittura del concerto ebbe inizio nel 1938 e terminò un anno dopo, nel 1939 (in coincidenza con il ritorno da Parigi del compositore e con la decisione di stabilirsi definitivamente a Madrid). Va ricordato che in quegli anni avevano visto la luce due altri importanti concerti per chitarra ed orchestra, tra i primi ad essere scritti nel ‘900, legati entrambi alla figura di Segovia. Nel 1939, infatti, Mario Castelnuovo-Tedesco, alla vigilia della partenza per l’esilio statunitense, scrisse per il celebre chitarrista spagnolo il Concerto in re maggiore op. 99, e l’anno seguente, 1940, Manuel Ponce dedicò sempre a Segovia il Concierto del Sur, che aveva avuto una lunga e “sofferta” gestazione: entrambe le opere furono eseguite in prima mondiale a Montevideo. Tra quelle due storiche “prime”, il 9 novembre 1940 ebbe luogo a Barcellona la “prima esecuzione” del Concierto de Aranjuez, presentato al Palau de la Musica dal suo dedictario, Regino Sainz de la Maza, con l’Orchestra Filarmonica di Barcelona diretta da Cesar Mendoza Lassalle.

Joaquin Rodrigo

Alquanto atipica risultò, quindi, l’esclusione di Segovia dal progetto originario del Concierto de Aranjuez in un’epoca, in cui, la figura del celebre interprete Andaluso sembrava “monopolizzare” i gusti e le aspettative della chitarra. Questa, esclusione fu, in parte, “consensuale”: il celebre interprete non eseguì, infatti, mai la pagina (forse per ripicca per essere stata dedicata a Sainz de la Maza), e preferì piuttosto suonare la Fantasia para un Gentilhombre, a lui espressamente dedicata in un secondo momento, nel 1954 dallo stesso Rodrigo.
Il Concierto de Aranjuez sin dalla sua prima uscita guadagnò immense fortune di pubblico e critica, al punto da divenire in breve una vera e propria “icona” della musica e della chitarra spagnola. Numerosissimi sono stati gli interpreti che fino ad oggi hanno eseguito il concerto ed altrettanto numerose sono le incisioni discografiche succedutesi, in una continua crescita di consensi, che sembra, sino ad oggi, non essersi mai arrestata.
Un’analisi del Concierto de Aranjuez non può fare a meno di prendere le mosse dalle parole dello stesso compositore e dalle autorevoli opinioni suscitate sin dal suo apparire tra critici e musicologi.
Rodrigo, in una sua celebre dichiarazione, così sintetizza il carattere del lavoro:
“Il Concierto de Aranjuez, sintesi del classico e del popolare, di forma e di sentimento, suona nascosto sotto le fronde del parco che circonda il Palazzo Barocco e vuole soltanto essere agile come una farfalla ed elegante come una veronica 3”.
Ancora, in uno dei suoi primi scritti riguardanti il Concerto, tratto dalle note di sala della prima esecuzione a Barcellona del 1940, Rodrigo così illustra il lavoro:
“…Una volta concepito il Concerto, bisognava collocarlo in un’epoca e, ancor più, in un luogo. Un’epoca durante la quale i fandanghi si riducono in fandanguillos e il canto e la buléria scuotono l’àmbito ispanico: Carlos IV, Fernando VIII, Isabel II, toreri, Aranjuez, America.
Ai grandi virtuosi non bastava brillare come solisti: avevano bisogno di distinguersi in mezzo e al di sopra di un complesso strumentale, in una suprema esibizione di tecnica. Da questo desiderio nasce il Concerto, forma suntuaria e decorativa che, volendo contrapporre lo strumento all’orchestra, ha ingrandito in proporzioni considerevoli le possibilità degli strumenti solisti. Lo stesso sforzo è stato richiesto alla chitarra e questo improvviso processo di ingrandimento ha posto una serie di insoliti problemi tecnici che Sainz de la Maza ha dovuto, non solo risolvere ma addirittura dominare. Sarebbe ingiusto richiedere forza a questo Concerto e invano attenderemmo da esso le grandi sonorità: sarebbe come falsare la sua concezione e imbastardire lo strumento fatto di sottili vaghezze. La sua forza va cercata nella leggerezza e nell’intensità dei contrasti.
Il Concierto de Aranjuez suona nascosto nella brezza che agita il fogliame dei suoi parchi e vorrebbe solamente essere forte come una farfalla e sottile come una veronica” .
In seguito, sempre Rodrigo, con più dovizia di particolari, così descrive la sua composizione:
Il “Concierto de Aranjuez” prende il titolo dal famoso sito reale a 50 km. da Madrid sulla strada per l’Andalusia. Questo era un luogo particolarmente caro ai Borboni.
Anche se questo Concerto è un brano di musica pura senza alcun programma, nel situarlo ad Aranjuez ho voluto assegnargli un’epoca: fine del XVIII e inizi del XIX secolo, le Corti di Carlo IV e Fernando VII. Era un’epoca caratterizzata da Majas e cani da caccia, da melodie Spagnolo-americane.
La chitarra con un’audacia senza precedenti si contrappone all’intera orchestra formata da ottavino, flauto, oboe, corno inglese, due clarinetti, due fagotti, due corni, due trombe e quartetto. E in ogni momento la chitarra è solista, e l’orchestra provvede ad un delicato contrasto in una trasparente tessitura e con una costante vivacità.
Il primo movimento (“Allegro con Spirito”) è tutto animato dalla stessa forza e allegria ritmica senza che i due temi che lo compongono interrompano il suo vibrante incedere. Il secondo (“Adagio”) vuole essere un dialogo elegiaco tra la chitarra e gli strumenti solisti: corno inglese, fagotto, oboe, tromba ecc. Un profondo e ininterrotto battito sorregge l’intero edificio sonoro di questo movimento. Il terzo movimento (“Allegro gentile”) evoca una danza cortigiana nella quale la combinazione di due ritmi (a 2 e a 3 tempi) così come una struttura leggerissima mantengono il tempo in allerta fino alla corona finale.
L’esposizione del primo movimento non manca di alcune curiosità. Il tutti orchestrale tipico dei concerti, che in uno stile grandioso preannuncia le esposizioni dei due temi del primo movimento, è in questo lavoro rimpiazzato da un breve preludio; la chitarra, supportata da un affascinante suono d’arco al contrabbasso, che espone un soffuso pedale di Re, scandisce e “strappa” una caratteristica figurazione ritmica sull’accordo perfetto di Re maggiore, che guadagna in intensità e dalla quale segue un altro elemento ritmico che ha una maggiore energia in stile staccato. Tutto ciò risolve in una rapida scala discendente, dopo la quale la sezione d’archi dell’orchestra, e l’intera orchestra ripete questo piccolo preludio.

Sir Neville Marriner

Tutto è nella tonica di Re maggiore; e in questa stessa tonalità i violini espongono il primo tema del lavoro, accompagnato e seguito dalle due figurazioni ritmiche dell’introduzione che si ripresentano in una larga parte del primo movimento.

Fantasía para un gentilhombre

Il concerto, articolato in quattro movimenti, ha la sua fonte principale in alcune musiche del compositore Gaspar Sanz, importante esponente della musica spagnola e della chitarra barocca, e provenienti in particolare dalla sua opera in tre volumi intitolata Instrucción de música sobre la guitarra española.

L’opera di Rodrigo nasce da una richiesta del celeberrimo chitarrista spagnolo Andrés Segovia, a cui lo legava una lunga collaborazione e amicizia. Segovia, che risulta facilmente essere il Gentilhombre del titolo, fu l’interprete della prima esecuzione mondiale, tenutasi il 5 marzo 1958 a San Francisco, con la direzione dal maestro Enrique Jordá.

Movimenti

1. Villano y ricercar

2. Españoleta y Fanfare de la Caballería de Nápoles

3. Danza de las hachas

4. Canario

Il primo movimento si apre col tema, proposto dall’orchestra e subito “risposto” dalla chitarra, del Villano contenuto nel primo libro delle Instrucción di Sanz. Mentre chitarra e orchestra sviluppano nel loro dialogo la melodia del Villano, fanno la prima comparsa gli accenni ai temi che prenderanno poi corpo nei movimenti successivi. La seconda parte del movimento è, letteralmente, in forma di “ricercare”: si tratta di una forma musicale tipicamente barocca e con carattere contrappuntistico.

Academy of Saint Martin in the fields

Il secondo tema vira verso una maggiore liricità, tipicamente spagnola e in tonalità minore; ad essere citata è la Españoleta contenuta nel secondo libro del trattato di Sanz. Nel centro del movimento ha luogo il contrasto con l’andamento marziale, sottolineato dall’imitazione del rullo di tamburi e dai fiati spettrali, della Fanfara de la caballeria de Nápoles. Successivamente si ritorna alla Españoleta iniziale.
Il terzo movimento prende spunto dalla Danza de las hachas contenuta nel primo volume dell’opera di Sanz. L’orchestrazione, con un alternarsi di archi e fiati, è energica e potentemente ritmata. È, questo, uno dei momenti di maggior carattere richiesto alla chitarra solista, chiamata a rispondere con maestosità all’orchestra. Questo dialogo funge da preludio alla parte più brillante del concerto, che si apre col successivo e ultimo movimento.
Il quarto movimento si ispira al tema della gagliarda di Sanz intitolata Canarios, il brano certamente più famoso del compositore, a sua volta ispirato alle musiche popolari provenienti dalle Isole Canarie.