Sibelius Jean
Sinfonie n. 1 – 2 – 5 & 7
Magnifico Sibelius di Lenny e la maestosa Orchestra Filarmonica di Vienna.La musica guadagna in statura, coerenza strutturale, scala dinamica e pura potenza fisica. Il direttore adotta tempi lenti troppo lenti per alcuni ascoltatori, ma porta il messaggio musicale con grande entusiasmo e con una notevole intelligenza musicale alla ribalta. Video e audio di altissima qualità. Data la tarda età di Leonard Bernstein, consiglierei vivamente l’acquisto di questo splendido DVD.
Prima Sinfonia in mi minore, op. 39
La sinfonia si caratterizza per i soli degli archi e dei legni. Il primo movimento si apre con un lungo e discorsivo solo del clarinetto su un rullo dei timpani. I movimenti successivi presentano i soli del violino, della viola e del violoncello. Una esecuzione completa ha una durata media di 35-40 minuti. Molti direttori tendono ad eseguire la sinfonia più lentamente rispetto alle indicazioni metronomiche del compositore.
La struttura della sinfonia è concepita in maniera tradizionale, con la suddivisione in quattro movimenti, dei quali il primo e l’ultimo aperti dallo stesso tema introduttivo ma in contrasto (quello iniziale del clarinetto piano e meditativo, lo stesso tema all’inizio del quarto movimento con tutta l’orchestra e più affermativo).
I. Andante ma non troppo, Allegro energico
Dopo il solo iniziale del clarinetto, la struttura della sonata è aperta da passaggio di ribattuti degli archi e da un graduale crescendo. Il primo tema è fermo e marcato, il secondo dei legni è basato su lunghe frasi melodiche. Lo sviluppo è abbastanza ricco, e genera contrasti risolti in modo potente. La ripresa è impetuosa e ricca di forza, e porta ad una breve e vigorosa coda.
II. Andante (ma non troppo lento)
Nella classica forma-Lied A-B-A, inizia con un tema malinconico e dolce, che crea nella piccola elaborazione atmosfere tipicamente finlandesi, lacustri. La sezione centrale è più drammatica, con notevoli frizioni tonali, come se una tempesta fosse venuta a turbare la precedente atmosfera. La ripresa del tema iniziale è più stanca e ancora più malinconica.
III. Scherzo (Allegro ma non troppo)
La complessa figurazione d’apertura è annunciata dal pizzicato degli archi e dai timpani, con un tema ritmico e spigoloso, e la spigolosità del soggetto è bilanciata da un secondo tema più fluido, abilmente incrociato. Il trio, nel quale spiccano i corni, è più sereno ed è seguito dalla ripetizione dello scherzo e da una coda.
IV. Finale (quasi una fantasia), Andante-Meno Andante-Allegro molto
Il quarto movimento inizia con una ripresa ciclica del tema del clarinetto (del primo movimento), riproposto fortissimo dagli archi col sostegno di tutta l’orchestra, quindi l’atmosfera si attenua. Dopo questa introduzione lenta scatta il vero finale, con un tema vigoroso e ritmico abilmente elaborato. Tutto si arresta e il secondo tema presenta una ampia melodia molto cantabile di stile più romantico. Terminata questa, riprende improvvisa l’elaborazione del ritmico primo tema, con notevoli passi orchestrali, che portano alla ripresa e alla sua potente affermazione.
Nuovamente tutto si blocca e riappare l’episodio cantabile del secondo tema, ora molto più incisivo. Da qui nasce la coda conclusiva che, mantenendosi su modifiche del secondo tema, poco a poco porta ad un grande crescendo, che infine conclude in un progressivo diminuendo. La forma quindi del finale è Introduzioni -A-B-C-A-B- Coda, e l’assenza di elaborazioni di passaggio fra le singole sezioni giustifica così la denominazione data dal compositore di “quasi una fantasia”.
Seconda Sinfonia in re maggiore, op. 43
Il caso del musicista Sibelius è molto singolare e pieno di contraddizioni, a volte curiose, che non sempre trovano una ragionevole giusitificazione sul terreno critico. Egli è l’unico compositore finlandese che abbia avuto una enorme risonanza internazionale, anche se la sua arte è legata profondamente alla letteratura e alla storia del suo paese. Vissuto fin oltre metà del nostro secolo, Sibelius è rimasto sostanzialmente, come sensibilità e linguaggio, un autore dell’Ottocento e lo stile della sua considerevole produzione musicale (ha scritto ben sette sinfonie) si inserisce nella cultura strumentale tardo-romantica di derivazione tedesca.
Acclamato, esaltato e immortalato quando ancora era in vita con monumenti, musei, strade, francobolli e festivals a lui dedicati, la sua fama raggiunse una straordinaria popolarità non solo in Finlandia, ma anche nei paesi anglo-sassoni e negli Stati Uniti, mentre negli anni intorno alla seconda guerra mondiale (il suo silenzio creativo durò dal 1926 al 1957) e comunque dopo la morte la stella di Sibelius cominciò a tramontare e la sua musica, anche se gode di rispetto e di stima, non ha più la diffusione di una volta. In Italia, poi, il fenomeno Sibelius resta legato soprattutto ai poemi sinfonici (fra questi, in special modo, En saga, Finlandia, Il cigno di Tuonela e Tapiola, senza considerare la celeberrima Valse triste, originariamente concepita come musica di scena) ed alcune sinfonie (la seconda, la quarta e la settima), dove è racchiusa più compiutamente la personalità del compositore finlandese che evoca suggestivi paesaggi nordici avvolti nella nebbia e ridesta dall’oblio motivi di antichi canti popolareschi e guerrieri della sua terra, puntando essenzialmente sui pedali prolungati per gli strumenti ad arco e gli ottoni, sulle melodie con la nota sostenuta e improvvisamente interrotta da una terzina e sul tremolo degli archi con l’uso delle modulazioni dal maggiore al minore e viceversa.
Jean Sibelius
La Sinfonia n. 2 in re maggiore fu composta nel 1901, durante un soggiorno del musicista a Rapallo, ed eseguita per la prima volta l’8 marzo 1902 a Helsinki, suscitando larghi consensi per la sua vigorosa pregnanza sonora, di gusto più classico che romantico, nel rispetto della tradizione beethoveniana (questa è l’opinione del critico musicale Karl Flodin autore, fra l’altro, di un documentato studio su Sibelius). In realtà la sinfonia si impone all’ascolto per la naturalezza e immediatezza tematica, sin dal primo movimento, in cui viene modificato e alterato lo schema della forma-sonata, secondo una concezione più varia e frammentaria del discorso sinfonico.
Caratteristiche in questo Allegretto iniziale le larghe distese melodiche dei fiati che poi sfociano in uno scherzo vivace e brillante, dove si respira aria del folclore finnico di intonazione pastorale. Il secondo movimento (Tempo Andante, ma rubato) si apre con un pizzicato dei contrabbassi e dei violoncelli a sostegno di una frase malinconica e lamentosa dei fagotti, che si dice ispirata da riflessioni sul “Don Giovanni e il Convitato di pietra”, ossia la morte. Man mano il clima musicale si infittisce e passa da un Andante sostenuto ad un passaggio Con moto ed energico, sospinto da un tema ampio e solenne degli archi, immerso in un robusto fremito fonico di tutta l’orchestra.
Il canto si allarga e si distende, sino ad assumere alla fine una maggiore concentrazione espressiva. In netto contrasto è il Vivacissimo attaccato dagli archi con martellanti terzine d’ascendenza beethoveniana e interrotto da colpi di timpani; si dischiude un tempo Lento e soave indicato dal flauto e dall’oboe. I due momenti si ripropongono e confluiscono in una possente frase a piena orchestra di indubbio effetto emotivo, punteggiata anche da delicate armonie di sapore cajkovskiano. Senza soluzione di continuità si passa all’Allegro moderato finale, in cui il tema precedente assume il carattere di un inno processionale. La sezione di sviluppo è quanto mai variegata nelle soluzioni timbriche e la ripresa prolungata e ad ampio respiro della frase fondamentale avvia l’apoteosi finale, contraddistinta da quelle luminose perorazioni tipiche dello stile del Sibelius più maturo, come, ad esempio, nella poderosa conclusione della Quinta Sinfonia.
Quinta Sinfonia in mi bemolle maggiore, op. 82
Sibelius fu incaricato di scrivere questa sinfonia dal governo finlandese in onore del suo 50o compleanno, che era stato dichiarato festa nazionale. La sinfonia fu in origine composta nel 1915. Fu poi riveduta una prima volta nel 1916 e poi ancora nel 1919.
Durante la fase della composizione Sibelius scrisse nel suo diario: “È come se Dio Onnipotente avesse gettato tessere di un mosaico sul pavimento del cielo e mi avesse chiesto di scoprire quale fosse lo schema originale.” La versione originale fu eseguita per la prima volta da Sibelius stesso con la Helsinki Philharmonic Orchestra in occasione del suo 50o compleanno, l’8 dicembre
1915. La seconda versione (solo una parte della quale è sopravvissuta) fu eseguita dall’Orchestra del Turun Soitannollinen Seura a Turku esattamente un anno dopo . La versione finale, che oggi è la più comunemente eseguita, debuttò il 24 novembre 1919, sotto la direzione di Sibelius, alla testa della Helsinki Philharmonic Orchestra.
Gli anni 1910 furono un decennio di cambiamenti per la forma sinfonica, che esisteva da oltre un secolo. Nel frattempo diverse opere fondamentali in altri generi avevano presentato ulteriori sviluppi radicali. Nel 1909 Arnold Schonberg continuava a insistere con armonie sempre più dissonanti e cromatiche nei suoi Cinque pezzi per orchestra op. 16. Dal 1910-1913 Igor Stravinsky presentò le prime dei suoi balletti innovativi e rivoluzionari Petruska e La Sagra della Primavera (Le Sacre du Printemps). Ravel e Debussy erano al lavoro sviluppando ed eseguendo la loro musica impressionistica. Anche se aveva trascorso quasi 30 anni al centro dell’attenzione pubblica, Jean Sibelius trovava che le sue opere ricevevano recensioni negative per la prima volta con la prima della sua Quarta Sinfonia del 1911 e come teorizzato da James Hepokoski, il compositore “cominciava a percepire la propria eclisse come compositore attivamente modernista”.
Furono questi eventi a portare forse Sibelius ad un momento critico nella sua carriera, probabilmente costringendolo a scegliere tra cambiare il suo stile per accontentare i desideri più moderni del pubblico o continuare a comporre come meglio sentiva dentro di sé. La prima versione di questa sinfonia manteneva il suo stile orchestrale (sonorità consonanti, linee a fiato in terze parallele, ricco sviluppo melodico, ecc), mentre in seguito cambiò il suo stile strutturale. Hepokoski chiama questo sviluppo strutturale “deformazione della sonata”, o il cambiamento e lo sviluppo della sonata per se stessa. Il successo di questo cambiamento si riflette nella popolarità della Quinta Sinfonia fino ai giorni nostri.
La prima versione della Quinta Sinfonia ha ancora molto in comune con la più modernista Quarta Sinfonia in quanto presenta alcuni passaggi bitonali; la versione dal 1919 sembra essere più semplice e classicistica. Sibelius a proposito della sua revisione commentò: “Ho voluto dare la mia sinfonia un altro forma più umana. Più con i piedi per terra, più vivida.”
Leonard Bernstein
Settima Sinfonia in do maggiore, op. 105
Del tutto originale nella forma, un unico grande movimento contrassegnato da ritmi differenti al cui interno, volendo riferirsi alla forma sinfonica tradizionale, si possono distinguere quattro sezioni, l’ultima sinfonia del compositore
finlandese rappresenta “l’apice della sua forza creativa, il concentrato delle migliori caratteristiche delle altre sue sinfonie” (Simon Parmet, direttore d’orchestra).
Jean Sibelius porta a termine la settima sinfonia nel 1924 dopo un lungo processo di sperimentazione iniziato almeno quattro anni prima, ed è la sua testimonianza finale sulla forma sinfonica considerato che gli abbozzi di un’ottava sinfonia sembra siano stati bruciati da lui stesso. Nata come Fantasia Sinfonica, e così presentata in prima esecuzione il 24 marzo 1924 a Stoccolma , diventa Sinfonia numero 7 con la pubblicazione della partitura nel febbraio del 1925.
La sinfonia contiene elementi in forma-sonata e in forma di rondò ed è costruita con la tecnica della cosiddetta modulazione metrica. Il tema del trombone è il punto di riferimento dell’intera composizione, appare infatti più volte, sia pure in forme distorte.
La partitura prevede 2 flauti (ottavino nella parte centrale), 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, timpani e archi.
Introdotta dal timpano, la sinfonia inizia con un fosco Adagio che in progressione conduce al tema principale intonato solennemente dal trombone; successivamente il tempo diventa Vivacissimo. Una seconda sezione, più ampia, è individuata da un Allegro molto moderato con ulteriori variazioni di tempo in Vivace e Presto nelle quali ritorna il tema del trombone. Un terzo momento, Largamente molto, si espande fino a un episodio di grande intensità sottolineato dagli archi in fortissimo nel registro acuto. Nell’Adagio finale le potenti sonorità del trombone riaffermano ancora una volta il tema principale.