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DONIZETTI
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BIBLIOGRAFIA
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La Carriera del bergamasco Gaetano Donizetti non fu certo una delle più facili. L'allievo di Simone
Mayr, poco più che ventenne, si affaccia sul panorama
musicale della sua epoca e si deve confrontare con Rossini dominatore
ed un Bellini ormai ad un passo dalla celebrità. Donizetti
si trova nella classica posizione di terzo incomodo. Lo aiuta un genio
fertilissimo che lo supporterà nel frenetico lavoro nel quale
si getta e che lo porterà a comporre oltre settanta opere comprese
le revisioni.
Il suo grande rivale era Bellini; con lui lo scontro
era diretto. Quando Donizetti, nel 1830, finalmente conquistava Milano
con l'opera "Anna Bolena", il trionfo della "Sonnambula"
e della "Norma" belliniane offuscarono quel successo un
anno dopo.
Ma il tenace Donizetti continuò imperturbabile il suo lavoro:
dal 1832 compose "L'elisir d'amore" che, con il "Don
Pasquale" (1843), sono i suoi capolavori comici, opere buffe
venate però da un sottile velo di malinconia, in particolare
nel "Don Pasquale".
Seguono "Parisina" e "Torquato Tasso" del 1833.
Quest'ultima opera venne scritta per il celebre baritono Giorgio Ronconi,
al quale Donizetti affidò una splendida scena finale, unica,
nel suo genere, per una voce di baritono che nell'opera romantica
aveva generalmente una parte di contrasto al protagonista tenore.
Nel 1834 vanno in scena "Lucrezia Borgia" e "Maria
Stuarda", mentre l’anno successivo "Marin Faliero"
e l'opera considerata il suo capolavoro, "Lucia di Lammermoor".
"Lucia" è certamente una delle vette più compiute
della drammaturgia donizettiana. L'atmosfera romantica pervade tutta
l'opera: l'orchestra evoca la Scozia del romanzo di Walter Scott,
"The Bride of Lammermoor" dal quale Salvatore Cammarano
ha tratto il pregevole libretto.
Il personaggio di Lucia è uno dei più compiuti dell'opera
romantica. Il suo canto purissimo e l'espressione di questa fragile
creatura che, già dal suo apparire, è conscia del suo
triste destino, della sua follia: solo attraverso il delirio potrà vivere quello che la vita reale non le ha concesso.
L'instancabile produzione di Donizetti continuò anche negli
anni che seguirono il trionfo di "Lucia". Il "Belisario",
opera suggestiva e ricca di belle pagine, trionfò a Venezia
nel 1836 e fu seguita da altri fortunati lavori: "Il Campanello"
(1836), "Roberto Devereux" (1837). L'intensità della
sua attività lo aiutò a superare i travagli della sua
vita privata attraversata da vicende quanto mai tristi: la perdita
in rapida successione dei genitori, dei figli e della moglie lasciò Donizetti in uno stato di profonda prostrazione.
Nel 1839 egli cercò la definitiva affermazione conquistando
il pubblico parigino. Ottenne un notevole successo con "La fille
du regiment" (1840) e "La favorite", rappresentata
la sera del 2 dicembre 1840 all'Opéra con straordinario successo.
Nel 1842 Donizetti aveva già composto la "Linda di Chamounix"
con la quale conquista il pubblico di Vienna, dove aveva già ottenuto l'incarico di maestro di cappella dell'imperatore (incarico
che fu anche di Mozart e di Haydn).
L'ultimo periodo di attività di Donizetti lo vede diviso tra
Vienna e Parigi, dove nel 1843 applausi entusiastici accolsero il
suo "Don Pasquale". Il 5 giugno è nuovamente a Vienna
dove porta in scena "Maria di Rohan". A novembre è
nuovamente a Parigi per il "Don Sebastiano". A gennaio lo
ritroviamo a Vienna. Qui andava in scena l' "Ernani" di
Verdi e Donizetti, che aveva già assistito ad una rappresentazione
di "Nabucco", capì che a Giuseppe Verdi stava per
aprirsi una grande carriera.
Nel frattempo, le condizioni fisiche del musicista andavano aggravandosi.
I sintomi della sifilide, che aveva colpito Donizetti attorno al 1845,
lo conducono alla pazzia e non gli consentono di portare a termine
la sua ultima opera "Il Duca d'Alba", che verrà completata
dal musicista Matteo Salvi.
Il 19 settembre del 1847, dopo aver vinto le ultime resistenze delle
autorità parigine, il povero Donizetti inizia il doloroso ritorno
alla città natale dove si spegnerà l'8 aprile 1848.
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